fonte DSM5 - L’esordio della disabilità intellettiva avviene nel periodo dello sviluppo.
L’età e le caratteristiche tipiche dell’esordio dipendono dall’eziologia e dalla gravità della disfunzione cerebrale. Il ritardo nelle tappe dello sviluppo motorio, del linguaggio sociale può essere identificabile entro i primi due anni di vita nei pazienti con disabilità intellettiva più grave, mentre il disturbo di livello lieve può non essere identificabile all’età scolare quando le difficoltà di apprendimento scolastico diventano evidenti.

Tutti i criteri (A, B, C) devono essere soddisfatti.
Quando la disabilità intellettiva è associata ad una sindrome genetica, ci può essere un aspetto fisico caratteristico (come, per esempio, nella Sindrome di Down).

Anche se la disabilità intellettiva è generalmente non progressiva, in alcuni disturbi genetici (per esempio, la sindrome di Rett) vi sono periodi di peggioramento seguiti da periodi di stabilizzazioni, e in altri vi è un progressivo peggioramento delle funzioni intellettive.

Il disturbo dura in genere tutta la vita, sebbene i livelli di gravità possano cambiare nel tempo. Interventi precoci possono migliorare il funzionamento adattivo per tutta l’infanzia e l’età adulta. In alcuni casi, questo comporta un miglioramento significativo del funzionamento intellettivo. È quindi pratica comune, nel valutare neonati e bambini piccoli, ritardare la diagnosi di disabilità intellettiva a dopo che sia stato effettuato un adeguato percorso di intervento. Nei bambini più grandi e negli adulti l’entità del sostegno fornito può consentire la piena partecipazione a tutte le attività della vita quotidiana e il miglioramento della funzione adattiva.

Le valutazioni diagnostiche devono stabilire se il miglioramento delle abilità adattive rappresenti il risultato di una stabile, generalizzata nuova acquisizione di abilità o se il miglioramento è condizionato dalla presenza di forme di supporto e di interventi in corso.