Per le persone con disabilità la strada sembra ancor più in salita. Le storie di chi si trova "prigioniero" abitazioni nuove ma non accessibili, o chi preferisce rimanere nei moduli abitativi provvisori, sempre che vengano consegnate.
L'AQUILA - G.L. ha trentaquattro anni. Dal 23 dicembre risiede
con sua madre in uno degli alloggi del piano C.a.s.e, abita sulla via dedicata a
De Andrè, proprio a chi in tante delle sue canzoni ha parlato degli ultimi, dei
più deboli, di chi si è visto negati i propri diritti. Un po' come G. che vive
su una sedia a rotelle e che dopo 8 mesi e mezzo passati rimbalzando fra vari
hotel della costa e una delle caserme cittadine, si trova ora in una "gabbia
dorata" dalla quale non riesce ad uscire. Il suo alloggio, infatti, è al piano
terra di una palazzina antisismica sprovvista, però, di una via d'accesso adatta
alla mobilità di un disabile. Intorno alla struttura ci sono solo terra, ghiaia
e un marciapiede impraticabile a causa del materiale edile abbandonato lì e che
rappresenta un ostacolo per la sedia a rotelle. "A rendere ancora più
‘inespugnabile' l'appartamento - spiega sua sorella - è la mancanza di un
ascensore che potrebbe portare G. e un altro disabile suo dirimpettaio, al piano
dei pilastri dove vengono parcheggiate nottetempo le auto. In pratica, queste
due persone disabili non possono uscire da soli di casa perché resterebbero
infangati o rischierebbero di cadere a causa della ghiaia, e non possono essere
facilmente ‘prelevati' perché manca un ascensore. Per farli uscire di casa, -
conclude la signora - occorrono due persone che li trascinino sulla terra e la
ghiaia e che li aiutino a salire in un'auto parcheggiata sull'asfalto. Fa
arrabbiare la storia perché basterebbe davvero poco per garantire a queste due
persone la propria autonomia: una passerella asfaltata".
Una richiesta
simile è stata fatta dal nipote di un'altra disabile residente nel piano
C.a.s.e. che al momento della firma del contratto di locazione ha fatto notare
che l'appartamento assegnato alla vecchina è "inaccessibile". La risposta della
Protezione civile è stata impeccabile: "Provvederemo al più presto". Il
contratto è stato firmato il 7 gennaio, per il momento di passerella o ascensore
neanche l'ombra.
Temendo simili avversità, un altro disabile, 40 anni, padre
separato, residente nella frazione di Pianola, a pochi chilometri dal centro del
capoluogo abruzzese, ha scelto una sistemazione nei M.a.p., moduli abitativi
provvisori, ovvero casette di legno ritenendola più "accessibile". Peccato che
la consegna delle casette di legno, prevista per dicembre sia slittata a data da
destinarsi. L. T. è costretto a viaggiare in auto ogni giorno dall'hotel sulla
costa dove alloggia da aprile, fino all'Aquila, dove lavora presso un ente
pubblico che non gli ha concesso il trasferimento in una sede distaccata nella
provincia di Teramo.
Come loro, sono moltissimi i disabili che a 9 mesi del
terremoto non riescono a riappropriarsi della loro normalità. All'Aquila,
inutile nasconderlo, nessuno, forse, è riuscito a farlo, ma per i disabili la
strada sembra ancor più in salita. (Elisa Cerasoli)
15 gennaio 2010