Fonte www.studiolegalemarcellino.it - Da quando si è iniziato a sentire di "buona scuola" ha fatto seguito un inevitabile interesse da parte dei genitori e familiari degli alunni con disabilità sul tema. Non di rado le domande sono state: "Ed ora cosa cambia per mio figlio?"; "Saranno finalmente riconosciute le ore necessarie di sostegno?; "Potrò finalmente avere la docente per tutto il grado di istruzioni?".

I temi possono essere tanti, proviamo ad affrontare quello "tradizionale" di inizio anno: "chi sarà il docente di sostegno?". E vediamo quali novità porta con sè la cosiddetta Riforma sulla Buona Scuola. "Qualche anno fa" nel Trattato dei Nuovi Danni, diretto da Paolo Cendon, scrivevo: "Non vi è dubbio, infatti, che il rapporto alunno con disabilità-­]docente specializzato per il sostegno, per quanto non esclusivo, si fonda anche su dinamiche empatiche e su equilibri di rapporti umani e professionali. L’introduzione in corso d’anno di nuovi insegnanti crea non poche difficoltà all’alunno (e, sicuramente, anche al corpo docente nel suo complesso). Purtroppo, certe dinamiche sono anche determinate dalle regole dell’amministrazione scolastica e, in particolare, dell’organizzazione degli organici mediante graduatorie. Le graduatorie hanno regole rigide, non correlate con i bisogni e con i fatti che riguardano un singolo alunno con disabilità. La “convivenza”, quindi, dei diritti soggettivi all’istruzione del singolo alunno con disabilità con quelle “amministrative” e del diritto al lavoro dei docenti non è affatto agevole, trovandosi spesso, e quasi inevitabilmente, i primi a soccombere ai secondi". Cedam(2F0.1M1a)r. cellino, L'integrazione scolastica delle persone con disabilità, in Trattato dei nuovi Danni, Vol.VI,

Mai quanto in questo periodo dell'anno si susseguono, tra operatori della scuola e genitori, frasi quali: "il docente di sostegno è dell’alunno", "il docente di sostegno è della classe”, " va rispettato il diritto alla continuità didattica”. Il linguaggio "comune" purtroppo, si diffonde e radica così tanto da prendere il sopravvento, non solo sul corretto linguaggio, ma persino sul rispetto delle regole e norme vigenti. Non vi è dubbio che se e quando il “sistema inclusivo” nel suo complesso riuscisse a fornire risposte sufficienti alle esigenze dell’alunno con disabilità e, quindi, il rispetto dei livelli essenziali d'istruzione, i familiari non avrebbero quell'irrefrenabile impulso “ad aggrapparsi” all’insegnante di sostegno del figlio (nel tentativo che non muti o che lo continui a seguire anche nei gradi di studi successivi); ma allorquando il "sistema inclusivo" o la "presa in carico dell'alunno" da parte anche degli altri docenti curriculari siano assai modesti, è inevitabile che il senso di "proprietà" ed il paventato leso diritto diventi diffuso.

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13 ottobre 2015