Fonte www.disabili.com - E’ primavera, è tempo di gite scolastiche. Gli alunni aspettano con entusiasmo e fermento, non vedono l’ora che arrivino queste eccezionali occasioni di crescita formativa, culturale e sociale. I docenti lamentano sempre più spesso le condizioni in cui si trovano ad accompagnare gli allievi: senza più alcun riconoscimento economico per le ore di eccedenza, con un carico di responsabilità enorme, esposti al rischio perché non tutelati dalle norme in caso di accidentale sinistro. Eppure ogni anno, nonostante le crescenti perplessità, dimentichi delle loro stesse incertezze, continuano con gioia ad accompagnare gli studenti nella visita alle città d’arte, ai musei o monumenti sparsi ovunque nel nostro meraviglioso Paese o all’estero. A volte questa prospettiva lieta viene oscurata da tristi vicende di cronaca, che parlano di esclusione, discriminazione, disattenzione nella pianificazione dei viaggi d’istruzione e se tali mancanze riguardano gli allievi con disabilità suscitano particolare sdegno ed incredulità.

Si legge sui giornali di alunni con disabilità cui l’uscita non viene proposta, che vengono lasciati a casa se il docente di sostegno o l’assistente non partecipa. Si legge di genitori che subentrano, che devono accollarsi le spese del viaggio. E’ davvero poco edificante. Non è però sempre così ed anzi, nella maggior parte dei casi le uscite didattiche vengono organizzate in maniera molto attenta e scrupolosa, in modo da consentire la reale partecipazione di tutti. Se accade questo si procede nel giusto, nel diritto ed il termine inclusione prende colore, animandosi di significato.

Ci fa piacere perciò oggi richiamare le esperienze di segno opposto, di inclusione.

Le uscite didattiche ed i viaggi d’istruzione, infatti, come specificato nella nota del MIUR n. 645/02, rappresentano un'opportunità fondamentale per la promozione dello sviluppo relazionale e formativo di ciascun alunno e per l’attuazione del processo di integrazione scolastica dello studente con disabilità.

STORIE DI BUONE PRASSI – Una mamma racconta soddisfatta che il Circolo velico di Policoro offre l’ingresso gratuito all’accompagnatore, nonché personale della struttura formato anche sui temi della disabilità. Considerazioni positive vengono anche riportate sull’esperienza di scuola-natura organizzata dal comune di Milano e su quella di tante scuole che si sanno organizzare per consentire la partecipazione di tutti. Non mancano nemmeno docenti battaglieri, che selezionano i posti da visitare in maniera puntuale e precisa, che obiettano con voce ferma se emergono condizioni di possibili esclusioni, che scomodano gli assessori, i comuni o le aziende che gestiscono il trasporto scolastico se si fa fatica a trovare un pullman con pedana. Con le leggi alla mano, che sono chiarissime in merito: nessuno dev’essere escluso. Sono i professionisti della scuola e possono fare la differenza, pretendendo ciò che spetta a tutti, supportando le famiglie, chiedendo nient’altro che l’esercizio di diritti sanciti fin dalla Costituzione.

Come poter assicurare il diritto alla partecipazione di ogni allievo? In base alle leggi sull’autonomia sono oggi le scuole a decidere i criteri delle uscite didattiche e dei viaggi d’istruzione, come indicato dalla nota del MIUR n. 2209/12. Poiché però le scuole devono garantire la partecipazione di tutti, esse, nel decidere i luoghi da visitare, le strutture dove soggiornare o i mezzi di trasporto da utilizzare, devono preventivamente domandarsi se siano compatibili con la condizione di disabilità di alcuni alunni, pianificando gli adeguamenti necessari ad evitare che la disabilità costituisca motivo di esclusione. Dev’essere inoltre garantita la presenza di un docente in più e quella dell’assistente, se previsto; può essere consentita quella di un familiare, ma la scuola non può subordinare il diritto di partecipazione alla presenza di quest’ultimo.

Le spese di viaggio dell’accompagnatore, inoltre, devono essere a carico della comunità scolastica. Come sottolinea S. Nocera, infatti, se fossero addebitate alla famiglia, ci troveremmo di fronte a discriminazione, perseguibile in base alla L. 67/06.

17 aprile 2015