L'INPS aveva negato la disabilità
Fonte www.ilgiorno.it -
Per ottenere il riconoscimento dei propri diritti da invalidà
totale Alessandra Belloni, 70enne di Casatenovo, ha dovuto
affrontare una vera e propria odissea , anzi un calvario, condiviso con
i familiari che la assistono e la sostengono. Tra visite di controllo, lettere,
code agli sportelli e telefonate agli operatori dell'Inps, a lei e a chi la
sostiene occorrono più energie per destreggiarsi tra la burocrazia e rimediare
agli errori dei funzionari pubblici piuttosto che per combattere contro la
malattia degenerativa irreversibile che la costringe sulla sedia a rotelle e
obbliga la sorella e il cognato Mario Bossi, della sua stessa età, non solo ad
accudirla ma anche a sbrigare le incombenze per certificare il suo stato e
ottenere l'assegno di accompagnamento. Solitamente le procedure vengono
svolte periodicamente a maggio, ma quest'anno per una serie di incredibili - ma
a quanto pare non rari - disguidi, è stata convocata tre volte dagli ispettori
dell'Istituto nazionale della previdenza sociale. Nonostante tutto ciò il
pagamento dell'assegno di accompagnamento le è stato ugualmente
sospeso .
"A maggio, come ogni anno, forse sperando nella
grazia della Madonna Lourdes, è sottoposta a verifica con relativa visita
fiscale che hanno confermato l'attribuzione della pensione di invalidità e
dell'accompagnamento - racconta il cognato -. A settembre però è stata
nuovamente contattata. Non è semplice spostarla, è molto fragile, pesa una
trentina di chili, ma ci siamo quindi presentati come richiesto al nuovo
appuntamento dove i medici si sono scusati sostenendo che effettivamente si era
verificato un errore». Pareva tutto risolto, ma a novembre si scopre che in
realtà l'assegno non è stato corrisposto: «Ci hanno spiegato che il sistema
informatico doveva solo essere riavviato e che presto la situazione sarebbe
tornata alla normalità». Peccato che il mese successivo arriva una missiva che
intima di ripresentare tutta la documentazione entro quindici giorni, pena
un'altra visita medica.
«Ma scusate, gli incartamenti, li hanno
rilasciati loro, perché dobbiamo fornirli noi?». Per risolvere l'ennesimo
inghippo senza spostarsi i parenti cercando di contattare qualcuno tramite il
numero verde del call center, un'impresa impossibile, perché il risponditore
automatico non riconosce le parole e le indicazioni, la linea cade e quando
qualcuno risponde ognuno fornisce indicazioni diverse. Da qui la decisione di
rimettersi in coda agli sportelli, dove, solo grazie alla solerzia di
un'infermiera incontrata per caso, si appura che è necessaria una terza visita
pena l'annullamento della pratica e la necessità di rifare da capo l'intera
trafila. E nell'attesa che la situazione venga definitivamente risolta i
pagamenti, compresi quelli arretrati, non arriveranno prima di marzo .
«Tutto questo non è normale. Creano disagi a persone spesso anziane, che hanno
già pesanti disturbi oppure che devono occuparsi degli infermi che accudiscono.
Questi disservizi sono umilianti e degradanti, feriscono la dignità di chi ha
diritto ai sussidi mentre i furbi continuano a usufruire della falsa
invalidità».
19 dicembre 2012