“Si è proceduto ad attrarre de plano alla disciplina della concorrenza tutti i soggetti privati, senza distinzione alcuna tra enti di Terzo settore e privati profit. Ciò in netto contrasto con il ruolo che agli ETS viene assegnato proprio nell’ambito del Codice del Terzo settore e dei principi sanciti dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 131 del 2020)”.

Inoltre “Ulteriore elemento di estrema criticità è il fatto che si sia ragionato in un’ottica di standardizzazione dei servizi così come non ci si è preoccupati di come assicurare la continuità assistenziale per le persone prese in carico da una parte, né la continuità gestionale e organizzativa delle strutture già accreditate o contrattualizzate che operano, magari da anni e stabilmente, in detti settori, dall’altra*”: queste alcune delle questioni segnalate da Anffas attraverso il lavoro della sua Cabina di Regia e dell’Unità Tecnica di Supporto - anche in esito all’incontro del 27 e 28 maggio u.s. dedicato al futuro dei servizi Anffas – relativamente alla Legge n. 118/22, “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021”, ed al Decreto del Ministero della Salute del 19 dicembre 2022, attuativo della stessa, che intervenendo su alcune disposizioni del D.lgs. n. 502/92, hanno comportato l’estensione delle regole sulla concorrenza agli enti privati che erogano servizi sanitari e sociosanitari e, conseguentemente, anche agli Enti di Terzo settore.

Già trasmesso ai Ministeri competenti (Ministero della Salute, Ministero per le Disabilità e Ministero dell’Economia e delle Finanze) e alla Conferenza Unificata Stato Regioni, il documento di approfondimento mette in luce numerose problematiche, tra cui la nuova proceduralizzazione selettiva per l’accreditamento di nuove strutture e per la stipula degli accordi contrattuali necessari al fine di erogare prestazioni sanitarie e socio sanitarie, elemento che può portare ad alcuni rischi generali per il sistema universalistico della sanità ed alcuni rischi specifici per gli Enti del Terzo settore, oggi accreditati e contrattualizzati (come ad esempio sostenibilità finanziaria, distorsioni concorrenziali, riduzione del pluralismo, concentrazione dell’offerta, inadeguatezza della programmazione sanitaria).

 

Si rendono quindi necessarie azioni volte ad evitare il rischio che le selezioni si trasformino in mere formalità burocratiche o in una simulazione delle procedure selettive in gare di appalto sic et sempliciter poiché è indispensabile che vengano promossi qualità delle prestazioni ed efficacia dei servizi ed in tale ottica, si legge nel documento Anffas “L'attività delle strutture accreditate dovrà poi essere regolarmente monitorata, con particolare attenzione ai risultati delle prestazioni sanitarie e all'efficacia delle attività di controllo, a garanzia di elevati standard di qualità e sicurezza”.

 

Tali rischi non sono puramente ipotesi ma sono realtà confermate dalle prime applicazioni della normativa in alcune Regioni che evidenziano un’impostazione valutativa basata non solo sull’analisi della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza delle prestazioni ma, altresì, sull’offerta economica, introducendo un range tra uno sconto minimo (2%) ed uno sconto massimo (5%) sulla tariffa delle singole prestazioni, a cui è attribuibile proporzionalmente un punteggio variabile da 1 a 5 punti.

 

Si evince dunque dall’approfondimento Anffas come le riforme introdotte dal Decreto Concorrenza e dall'articolo 15 della legge 118/2022 siano “una sfida significativa per gli enti del Terzo Settore che deve trovare le Regioni pronte a dare compiuta attuazione alle nuove previsioni normative ma in un quadro di regole certe, chiare e coerenti con le finalità sopra richiamate onde evitare effetti distorsivi ed ulteriore parcellizzazione di un sistema, con inevitabile detrimento della qualità delle prestazioni e potenziale penalizzazione proprio degli Enti di Terzo settore, più virtuosi che, piuttosto, vanno ulteriormente sostenuti e valorizzati nel proprio ruolo e funzione di soggetti a cui è deputata, per norma, l’attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale, di rilievo costituzionale”.

Quello che ora il Terzo Settore è chiamato a fare, evidenzia Anffas “È mettere in atto una condivisa strategia proattiva di adattamento e innovazione, in modo da trasformare questi cambiamenti, rischi, criticità e paure in opportunità per migliorare la qualità dei servizi offerti e rafforzare il ruolo degli ETS nel settore socio-sanitari, ponendosi come soggetto che opera attivamente nel garantire il miglioramento della qualità dei servizi resi ai cittadini tanto in termini di efficienza quanto in termini di efficacia”.

Risulta quindi essenziale e fondamentale - nell’ottica di garantire un sistema sanitario più equo, efficiente e sostenibile che abbia come primario obiettivo quello della qualità delle prestazioni rese ai cittadini - l'impegno collettivo degli enti che rappresentano “l’interesse generale” e la capacità di specializzazione ed adattamento di tutti gli attori coinvolti, pur in un processo proconcorrenziale che, in assenza dei necessari ed auspicati correttivi, rischia di vedere entrare in crisi l’intero sistema dei servizi sanitari e sociosanitari fino ad oggi garantito, non senza enormi sforzi e difficoltà, dagli Enti del Terzo settore.

Il documento di approfondimento è qui disponibile

*In completa difformità con i principi e criteri direttivi sanciti, prima, nella Legge n. 227/21 (“Delega in materia di disabilità”) e nella Legge n. 33/23 (“Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane”), e, adesso, nei rispettivi decreti attuativi (D.lgs. n. 62/24 e D.lgs. n. 29/24)