Fonte VITA - Tra pochi giorni si voterà per rinnovare il Parlamento europeo. In un periodo in cui l’astensionismo è il vero vincitore delle elezioni, c’è una percentuale di popolazione che rischia di essere esclusa dal voto per mancanza di informazione corretta e di supporti adeguati: sono le persone con disabilità intellettiva, che in Italia – grazie alla Legge Basaglia del ‘78 – dovrebbero poter esercitare il loro diritto anche nel caso siano state interdette. A ostacolare la democrazia, tuttavia, delle norme che non permettono accompagnatori in cabina, che invece sono consentiti per chi ha disabilità sensoriali o motorie, e l’assenza di una comunicazione adeguata a chi ha esigenze di semplificazione per comprendere programmi e meccanismi di voto. Anffas è impegnata da anni su questo tema (per esempio attraverso il progetto Capacity), per cui ora ha ottenuto l’istituzione di un tavolo tecnico. Che tuttavia, come spiega Roberto Speziale, il presidente nazionale, non ha ancora dato dei risultati. I prossimi sabato e domenica, ancora una volta, verrà leso quello che è un diritto fondamentale anche per chi ha una disabilità intellettiva o del neurosviluppo.

Come funziona il voto per le persone con disabilità intellettiva?

Come sempre, il primo riferimento va inquadrato al diritto, costituzionale e internazionale. È la stessa convenzione Onu che richiama il dovere degli Stati parte – quindi in questo caso l’Italia – di garantire a tutti i cittadini il diritto al voto, che, come sappiamo, è una delle libertà fondamentali e un esercizio democratico di appartenenza a una comunità. Le persone con disabilità intellettive e disturbi dello sviluppo – ritardo mentale, disturbi del comportamento, disturbi dello spettro autistico e sindrome di Down, per esempio – si vedono negata questa possibilità. Tra l’altro in modo subdolo. Una persona, ancorché dichiarata interdetta, riceve comunque il certificato elettorale.

E perché quindi spesso non riesce a votare?

Perché di fatto il diritto di voto viene negato, nella pratica. In Italia c’è un provvedimento del ministero dell’interno che prevede che possono essere aiutate a esercitare il voto, all’interno della cabina, solo le persone che hanno disabilità fisica o sensoriale, chi è cieco o chi ha un impedimento nell’uso delle mani, per esempio. La norma, però, non prevede l’accompagnamento per chi ha una disabilità intellettiva, che magari ha qualche difficoltà a individuare il simbolo che vuole votare o fa fatica a trascrivere la preferenza. O anche a ripiegare la scheda elettorale, così esce senza averla chiusa e in questo modo gli altri possono vedere cosa ha votato. Tutto ciò porta a quello che nel Libro bianco sull’astensionismo è stato definito “astensionismo involontario”.

Quindi le persone con disabilità intellettiva rischiano di non votare anche se per legge ne avrebbero diritto.

È un tema molto attuale: per queste elezioni europee si teme che l’astensionismo supererà il 50%. Normalmente si fa riferimento soltanto a chi, per diversi motivi, decide di non esprimere il voto. Invece c’è una platea di persone molto consistente, il Libro bianco ne indica oltre cinque milioni, soprattutto persone anziane non autosufficienti e persone con disabilità, che non esercitano il loro diritto perché non riescono a farlo. Tutti questi elettori potrebbero essere messi in condizione di votare con modalità che in altri Paesi esistono, come il voto per delega o il voto con seggi particolarmente attrezzati. Questo però non è possibile in Italia, a causa di barriere create dal sistema e dalla burocrazia.

Cosa sta facendo Anffas su questo tema?

Si è fatta promotrice, negli anni, di iniziative specifiche, inviando una noto alla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli – ma anche al ministro della Giustizia e della semplificazione – per superare questa problematica. In effetti ne è scaturito un risultato: è stato costituito un tavolo tecnico, che oggi è attivo e a cui siamo partecipi anche attraverso Fish. Però al momento non si è ancora arrivati a una soluzione, i lavori sono tuttora in corso. Ancora una volta quindi, anche per queste elezioni europee, che sono molto importanti perché quando si vota per l’Europa si vota per il futuro, le persone con disabilità intellettive e del neurosviluppo avranno difficoltà a esercitare il loro diritto. Tra l’altro con un’evidente discriminazione rispetto ad altre persone con disabilità sensoriali o motorie che invece possono farsi accompagnare in cabina.

Questa differenza non potrebbe essere dettata dal fatto che chi ha una disabilità intellettiva potrebbe essere più a rischio di venire influenzato o pilotato nell’esercizio del suo diritto di voto?

Questo rischio in effetti c’è. Bisogna trovare un accomodamento ragionevole per consentire di votare alle persona con disabilità che hanno consapevolezza del gesto che stanno facendo, ma che hanno bisogno di un minimo di supporto, per esempio per individuare il candidato o richiudere la scheda. Non a caso è necessario il lavoro della commissione, che sta effettuando le sue valutazioni. Le persone, tra l’altro, hanno comunque una tutela legale, un amministratore di sostegno, un tutore, un caregiver. Una figura di fiducia, insomma, che in modo mai interamente sostitutivo supporta e aiuta chi ha una disabilità a prendere delle decisioni e a fare delle scelte per il proprio bene. Non capisco perché questo non si possa fare anche con l’esercizio del diritto di voto. L’unico limite è che deve essere chiaro che laddove la persona non sia oggettivamente in grado di avere la consapevolezza dell’atto che deve compiere la situazione è diversa. È solo un dettaglio rispetto alla garanzia del diritto, ma è un’attenzione che va sicuramente posta, perché altrimenti scadremmo in quella distorsione che noi come Anffas non vogliamo assolutamente, quando a buone prassi seguono cattive attuazioni.

Oltre alla commissione, quali altre azioni mettete in campo voi di Anffas per supportare il voto delle persone con disabilità intellettiva?

Prepariamo le persone con disabilità, traduciamo i programmi elettorali in linguaggio facile da leggere e in comunicazione alternativa aumentativa, abbiamo delle guide. I nostri gruppi di autorappresentanza si preparano per tempo, dibattono, ragionano per farsi un’idea, per leggere i programmi e per verificarli, in modo da realizzare una scelta di voto consapevole.