Fonte VITA - Onlus, Enti di Terzo settore e Irap. È uno dei temi caldi dell’estate, uno “scherzetto” che può costare diverse decine di migliaia di euro. Diverse regioni (non tutte) prevedono esenzione o aliquote ridotte per le Onlus sull’imposta regionale sulle attività produttive: chi si iscrive al Runts però diventa Ente del Terzo settore, perde la qualifica di Onlus e con essa l’agevolazione, pur facendo le stesse cose di prima. Un nodo che in queste ultime settimane sta venendo al pettine. Ne parliamo con Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo settore (cui Anffas aderisce).

Per molte realtà il fatto di dover iniziare a versare l’Irap mentre prima non la versavano è una brutta sorpresa, ma nei suoi passaggi tecnici in realtà si tratta di qualcosa che era prevedibile. Com’è che non è stato evitato?

Il Forum Terzo settore segnala il problema Irap almeno dal 2021: abbiamo predisposto delle proposte di emendamenti anche in occasione anche delle varie leggi di Bilancio, che purtroppo finora non sono state prese in considerazione. Ovviamente riproveremo in ogni occasione utile, compresa la prossima “finanziaria”. C’è da dire che l’introduzione del Codice del Terzo Settore è stata una rivoluzione e tutti sappiamo il grande lavoro che è stato necessario fare per comprendere come la nuova normativa andasse a impattare sulle varie norme pre-esistenti: è qualcosa che accade sempre, figuriamoci quando la materia è così ampia, complessa e innovativa. Proprio per questo già nel 2015, quando fu presentata l’idea di una “riforma del Terzo settore”, abbiamo creato appositi gruppi di lavoro sul tema e un osservatorio tecnico molto attento. Lo stesso avvio del Runts nel 2021 è avvenuto con molte farraginosità e ad oggi la mancata autorizzazione dell’Europa al nuovo regime fiscale sta generando ulteriori criticità. Va ricordato però che il Codice del Terzo Settore, all’articolo 82 comma 8, prevede esplicitamente che le Regioni possono disporre verso gli Ets forme di esenzione o di riduzione dell’Irap: oltre al lavoro che stiamo svolgendo per portare la questione Irap all’attenzione del Governo centrale, le Regioni possono già legiferare per risolvere la questione. Il punto è che finora in poche l’hanno fatto.

La geografia regionale oggi qual è? A noi risulta che solo la Valle d’Aosta abbia adeguato la normativa regionale, chiarendo quindi se e quanto devono versare di Irap gli Ets. Lombardia e provincia autonoma di Bolzano hanno garantito la continuità dall’esenzione per le OdV, ossia per quei soggetti che la normativa obbligava a passare al Runts. Negli altri territori?

In realtà la Provincia autonoma di Bolzano ha previsto l’esenzione per tutti gli Ets, comprese le cooperative sociali ed escluse le imprese sociali costituite in forma societaria. Inoltre da poco si è aggiunto il Friuli Venezia Giulia, che con la legge regionale 13 del 10 agosto 2023 (articoli 11 e 12) ha previsto anch’esso un’esenzione simile per gli Ets. Essendo Fedriga il presidente della Conferenza delle Regioni, speriamo che questa scelta del Friuli Venezia Giulia possa presto “contagiare” altre Regioni. La Lombardia, come sa, ha garantito la continuità dell’esenzione solo per le organizzazioni di volontariato, ma la nostra posizione come Forum Terzo Settore è che l’esenzione debba valere per tutti gli Ets, così come previsto dal Codice. Sappiamo inoltre che i Forum regionali e diverse organizzazioni hanno sollecitato scelte in questa direzione in varie Regioni, ad esempio sappiamo che la Liguria ha il tema in agenda. Ci aspettiamo che a breve qualche altra situazione si sblocchi.

Diverse realtà, anche grandi, in questi giorni stanno scrivendo a VITA per dire che nessuno ha mai parlato loro di questo tema e del fatto che nel passaggio a Ets avrebbero dovuto tener conto anche del fatto che non avrebbero più avuto l’esenzione o l’agevolazione sull’Irap. Com’è possibile?

Il tema, insieme ai tanti altri aspetti legati alla attuazione del Codice del Terzo settore, è sempre stato al centro delle nostre attenzioni, dei lavori con le nostre organizzazioni e delle comunicazioni a vari livelli. È possibile che la cinghia di trasmissione della comunicazione, che coinvolge anche i media, non abbia funzionato sempre. Sicuramente bisogna tener conto anche della grande complessità di questo cambiamento per le organizzazioni, per cui questo tema magari è andato in secondo piano rispetto – ad esempio – alla questione del cambiamento dello statuto e al grande lavoro che questo ha comportato. Oggi probabilmente il tema emerge perché alcuni altri “nodi” finalmente sono stati sciolti e quindi affiorano altri temi che erano rimasti un po’ “in seconda linea”. Diciamoci però la verità, io non penso che un’organizzazione maturi la propria scelta di diventare o meno Ets basandosi sui costi dell’Irap. Non nego l’importanza della questione, certamente l’imposta pesa un po’ sul costo del lavoro, ma la scelta di diventare Ets è una scelta che ha un’altra motivazione, che deriva dal guardare al Terzo settore in modo completamente diverso rispetto al passato. Detto ciò, il fatto che gli Ets debbano versare l’Irap è qualcosa di ingiusto e inappropriato, su cui occorre fare una battaglia: una battaglia politica però, non tanto una battaglia tecnica. 

Infatti, dinanzi alle proteste che VITA sta sollevando, la risposta tecnica che talvolta ci giunge è che in fondo chi sceglie di iscriversi al Runts lo fa per una scelta consapevole, optando liberamente per un altro regime fiscale. Insomma, per alcune regioni sarebbe una mera valutazione di pro e contro in capo alle singole organizzazioni, per cui non vedono alcun problema nella situazione che si è creata.

Ribadisco che l’Irap è un’imposta inappropriata e ingiusta. Inappropriata perché gli Ets sono soggetti che concorrono alla promozione dell’interesse generale, che è uno dei cardini della riforma. Gli Ets sono un soggetto sussidiario allo Stato e al suo ruolo, tant’è che il Presidente Mattarella quando cita i soggetti della Repubblica cita sempre anche il Terzo settore: il nostro non è un ruolo rivolto all’interesse privato. È anche una scelta ingiusta perché a soggetti come le imprese lo Stato riconosce importanti deduzioni Irap: visto che quest’imposta non la pagano nemmeno soggetti commerciali più strettamente produttivi di noi, perché la deve pagare il Terzo settore?

Quel è la richiesta/proposta del Forum?

A livello nazionale chiediamo di rendere deducibili ai fini Irap gli importi per retribuzioni corrisposti ai lavoratori subordinati a tempo indeterminato assunti dagli enti del Terzo settore non commerciali. In questo modo, si rimedierebbe alla condizione per cui gli Ets non commerciali subiscono una pressione fiscale Irap più onerosa di quella che ricade su enti e società commerciali. A livello regionale, chiediamo che le normative di riduzione o esenzione riguardino tutti gli Ets. La richiesta non è che le Onlus – diciamo così – “si portino dietro” dei privilegi, ma che tutti gli Ets siano esenti per il loro ruolo di soggetti che concorrono alla promozione dell’interesse generale. Alle regioni quindi chiediamo di legiferare in questa direzione in tempi brevi, compiendo scelte precise, come chiesto dal Codice del Terzo settore all’articolo 82 comma 8. Per ora si tratta quasi ovunque di una scelta non fatta, ma questa passività non è indifferente: sta portando conseguenze economiche sulle organizzazioni, con un appesantimento fiscale a loro carico.