Fonte www.corriere.it - Ritardi, posticipazioni e cancellazioni di visite, prestazioni ambulatoriali ed esami diagnostici durante la pandemia sono diventati all’ordine del giorno, creando problemi enormi già ai pazienti «normodotati». Ma le persone con disabilità hanno dovuto affrontare ostacoli che si sono rivelati per loro spesso insormontabili. «Non hanno ricevuto la protezione necessaria. La pandemia ha evidenziato l’inadeguatezza dei servizi sanitari e sociali - sottolinea Silvia Cutrera, vicepresidente di FISH (cui Anffas aderisce) -Dopo la chiusura dei servizi territoriali, le persone sono rimaste confinate nei servizi residenziali, nel proprio domicilio senza aver accesso a misure alternative, nelle loro case se già vivevano da soli».

La pandemia

Sono venuti a mancare i «fondamentali» come rimarcano Fish e Fand, ovvero sia l’attuazione dei Livelli essenziali di assistenza, sia l’erogazione di ausili e presidi. «In questo periodo di pandemia tutti ci siamo resi conto di quanto l’accesso alle cure sia importante. Abbiamo sperimentato come gli appuntamenti venissero spostati per dare spazio all’emergenza e come certi reparti non permettessero di fissare nuove visite o venissero convertiti in comparti Covid. Il tutto a discapito di prevenzione, cura o interventi chirurgici di natura diversa. Per molte persone con disabilità, questo senso di esclusione dall’accesso ai servizi per la salute spesso rappresenta la norma», aggiunge Stefania Pedroni, vicepresidente dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (Uildm).

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