Fonte www.laprovinciacr.it - CREMA - Si chiama Francesca, ha 41 anni ed è di Pandino. È la prima inquilina della casa Io Abito del viale di Santa Maria, realizzata da Anffas Crema e attraverso la quale l’associazione intende offrire alle persone con disabilità l’opportunità di un progetto di vita indipendente.

Per questo Anffas ha comprato e ristrutturato una villa, anche grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, spendendo oltre 800 mila euro. Francesca è la prima, ma da settembre la casa ospiterà altre quattro persone adulte con disabilità plurime. 

«Francesca — spiega Daniela Martinenghi, presidente dell’associazione — si sta abituando alla nuova abitazione, con l’aiuto di un’assistente familiare. Durante il giorno frequenta il nostro centro diurno e nel weekend torna dai genitori. È ansiosa di poter accogliere i suoi amici, che già stanno venendo qualche ora la settimana per ambientarsi».

La prima inquilina di Io abito non nasconde la propria felicità: «Qui posso prendermi tutto il tempo che voglio per fare le mie cose. Ascolto musica e mi sento libera di decidere io cosa fare e quando farlo. La cosa che mi piace di più? Stendere i panni».

Ai cinque inquilini verranno proposti dei training per sviluppare le loro abilità e renderli il più possibile autonomi. La casa è ovviamente priva di barriere architettoniche, dispone di una cucina, un ampio soggiorno e un giardino al pianterreno; di due camere doppie, una singola, un’altra per l’operatore e bagni al primo piano. L’interno è stato sistemato e dipinto secondo i desideri di chi la abita e la abiterà. L’impiantistica è stata pensata per facilitare il più possibile la vita indipendente di chi ci vive.

«Con questo progetto — conclude Martinenghi — vogliamo garantire il diritto alla vita indipendente, alla piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità. Gli abitanti faranno la spesa, decideranno cosa vogliono mangiare e sbrigheranno per quanto possibile le faccende domestiche».

Per la buona riuscita del percorso, saranno necessari il coinvolgimento della famiglia e la costruzione di relazioni significative nel quartiere. Io abito è una risposta concreta al bisogno sociale sempre più forte di provvedere al Dopo di noi, ovvero al momento in cui le persone con disabilità si troveranno prive di un adeguato supporto familiare.