Fonte www.superando.it - Nello scorso fine settimana la FISH Calabria* (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha promosso un incontro con i candidati alle prossime Elezioni Regionali, per presentare un proprio documento ove si enumerano una serie di precise richieste. Ad aprirlo sono le seguenti parole: «La FISH Calabria chiede, per le persone con disabilità e non solo, una Calabria più accogliente e inclusiva, capace di crescere e ridurre quel divario negativo che la distanzia sempre di più dalle politiche esercitate nelle altre Regioni italiane».
Dei quattro candidati alla Presidenza della Regione ha partecipato il solo Carlo Tansi che, come sottolinea Nunzia Coppedé, presidente della FISH Calabria, «si è soffermato a lungo ad ascoltare le istanze presentate dalle persone con disabilità e i familiari presenti». La Federazione, tuttavia, si sta impegnando in questi giorni a trasmettere il proprio documento anche agli altri candidati (Francesco AielloPippo Callipo e Jole Santelli), e a tutti loro, aggiunge Coppedè, «si rivolge con determinazione, chiedendo di accogliere le nostre proposte».

Qui di seguito proponiamo ai Lettori il testo integrale del documento prodotto dalla FISH Calabria.

La FISH Calabria chiede, per le persone con disabilità e non solo, una Calabria più accogliente e inclusiva, capace di crescere e ridurre quel divario negativo che la distanzia sempre di più dalle politiche esercitate nelle altre Regioni italiane.
La FISH Calabria è una Federazione di associazioni di persone con disabilità, loro familiari e volontari. È un’organizzazione di rappresentanza che propone politiche inclusive, in cui le persone con disabilità, e la disabilità in quanto situazione umana, non diventino motivo di segregazione e discriminazione.
La FISH Calabria non sposa tendenze politiche partitiche, ma è sempre disponibile a collaborare con i governi, se ci sono le premesse e gli spazi per promuovere la politica dei diritti e dei doveri per “tutti”, con attenzione a chi si trova in particolari difficoltà.
Abbiamo molto da dire sulla nostra condizione di vita e riteniamo indispensabile che le politiche rivolte alle persone con disabilità siano concordate e condivise con le stesse persone con disabilità e loro familiari.

Dalla ratifica della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità ad oggi, abbiamo assistito ad un innegabile accrescimento della consapevolezza del movimento associativo, al quale non ha tuttavia corrisposto un altrettanto significativo incremento della capacità di garantire un concreto rispetto dei nostri diritti e della nostra dignità. In particolare in Calabria, nonostante avessimo richiesto moltissime volte la ratifica della Convenzione, non siamo mai riusciti ad ottenere alcuna risposta.
È questa, dunque, la richiesta principale che faremo al prossimo Governo regionale, consapevoli che una corretta applicazione della Convenzione porta con sé una trasformazione delle politiche che ci garantisce il rispetto dei diritti umani e la qualità della vita.

Nonostante l’insuccesso per la mancata ratifica, negli ultimi anni abbiamo cercato di dare contributi importanti con proposte finalizzate all’offerta di servizi sociali e/o sociosanitari più umani e adeguati, intervenendo nelle Commissioni e nei Tavoli Istituzionali, come FISH Calabria, spesso in collaborazione con la FAND [Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità, N.d.R.] o con il Forum Terzo Settore.
In questi anni sono stati fatti dei passaggi che meritano attenzione e che ci invitano a guardare avanti: siamo convinti che questa è la direzione necessaria per ridurre almeno in parte la distanza tra la Calabria e le altre Regioni d’Italia.

Ci sono voluti vent’anni per la deliberazione di un testo per la riforma del welfare, scritto con il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti e deliberato anche dalla Conferenza dei Sindaci e del Terzo Settore, passando prima dalla Giunta della Regione Calabria, dal parere favorevole della Terza Commissione del Consiglio Regionale e infine dalla sofferta Delibera di Giunta finale.
Due cose sono state avviate e sono rimaste sospese (e senza di queste si rischia di annullare anche tutto il lavoro precedente): il nuovo Piano del Sociale e le Linee Guida per i Piani di Zona.
Oggi più che mai, investire in un incremento dell’appropriatezza del sistema di welfare diventa essenziale per renderlo rispondente ai diritti e alle aspettative delle persone con disabilità e delle loro famiglie e riuscire, in tal modo, a scongiurare la tentazione di smantellarlo, spese che, troppo spesso, si sono rivelate poco produttive in termini di salute e ben-essere.

La cosa che ci occorre di meno è quella di ricominciare daccapo. Siamo preoccupati perché questo capita ad ogni elezione. Abbiamo bisogno di andare avanti e di portare a termine il processo, mettendo i Comuni in condizioni di svolgere al meglio il proprio lavoro.

Vi chiediamo con determinazione di continuare il processo avviato.

Noi continuiamo a partecipare attivamente alle politiche che ci coinvolgono (anche perché la Legge ce lo permette): a voi chiediamo di riconoscere la nostra presenza come risorsa importante finalizzata alla realizzazione di interventi adeguati e rispondenti ai bisogni delle persone con disabilità.

Chiediamo che anche l’assistenza domiciliare sia considerata intervento da garantire in continuità poiché se una persona con disabilità non è autosufficiente, non lo è mai e i lunghi periodi di vuoto, lasciati in attesa di una riorganizzazione dei servizi, creano fortissimi disagi alle persone con disabilità e alle loro famiglie.

Ci chiediamo perché nei servizi convenzionati o accreditati, la retta, giustamente, è considerata per tutti i giorni dell’anno, mentre per l’assistenza nel proprio domicilio l’assistenza stessa viene garantita a progetti con un inizio e una fine.

Inoltre, tra una fine e un nuovo inizio spesso passano mesi. Stessa cosa per i progetti per la vita indipendente che vedono coinvolte persone con disabilità che vivono anche da sole. Come si può interrompere l’assistenza? Va contro il principio stesso della vita indipendente in cui la persona dovrebbe essere messa in condizioni di vivere la vita come tutti gli altri.

Il “Dopo di Noi” va sostenuto. È una delle risposte che permette alle persone che non hanno più familiari perché defunti o perché non sono più in condizioni di garantire l’assistenza, di poter vivere la propria vita in continuità con quella che è stata l’esperienza di vita, prima che si verificasse questa situazione. È un processo che va seguito a cui bisogna creare le condizioni per un sostegno economico di garanzia.
Ma le persone con disabilità non hanno solo bisogno di servizi sociali o socio-sanitari, il diritto ad una vita più normale possibile come tutti gli altri prevede di potersi curare in modo adeguato in Regione, riducendo i viaggi della speranza e garantendo comunque uguale qualità di cure; la riabilitazione deve essere garantita in base ai bisogni.

La disabilità non è da delegare esclusivamente alla sanità e alle politiche sociali, la vita delle persone coinvolge tutti gli Assessorati: scuola, lavoro, mobilità, trasporto, turismo, sport.
Non vogliamo ghetti, assistenzialismo, chiediamo rispetto dei nostri bisogni e soprattutto interventi che favoriscono l’inclusione sociale.

Chiediamo

1. Che gli alunni con disabilità siano accolti nelle classi scolastiche dal primo giorno di scuola e abbiano i sostegni per tutto l’anno scolastico.

2. Che il diritto al lavoro delle persone con disabilità non resti un’ipotesi, ma diventi una concreta opportunità, sia con l’applicazione corretta della Legge 68/99, sia con l’utilizzo di altre risorse finalizzate a facilitare l’inserimento lavorativo in generale.

3. Che in Calabria non si parli solamente di accessibilità: pretendiamo il rispetto di tutte le leggi che finanziano l’abbattimento di barriere di ogni tipo, anche con programmi che incentivino e premino i territori che prestano attenzione e operino per raggiungere l’abbattimento delle barriere architettoniche e l’utilizzo dei mezzi di trasporto di linea accessibili.

4. Che le nostre aree turistiche siano accessibili e organizzate per garantire un’accoglienza adeguata ai turisti con disabilità.

5. Che siano incentivate le iniziative che favoriscono le esperienze culturali e sportive con persone con disabilità.

6. La riduzione dei “viaggi della speranza” e un approccio sanitario che consenta alla persona con disabilità di ricevere le cure e la riabilitazione nel proprio territorio e quindi di non dover interrompere il suo stile di vita.

7. Che alle persone con disabilità sia garantita l’assistenza personale necessaria a domicilio e fuori con continuità, la vita indipendente e che la non autosufficienza non sia motivo di ghettizzazione.

8. Che i servizi abitativi o diurni siano diffusi in tutti i territori: attualmente abbiamo una situazione problematica, a “macchie di leopardo” con luoghi molto forniti e luoghi in cui non c’è nulla.

9. Che i servizi in cui le persone con disabilità vivono o passano molto tempo non siano semplici contenitori assistenzialistici, ma garantiscano attività ludica, incentivino le autonomie, prendano in considerazione le potenzialità della persona, organizzino uscite e opportunità di incontro con altri.

Questo non è il “libro dei sogni”, sono tutti diritti che hanno già la copertura economica per essere garantiti.
Sono azioni necessarie per avvicinarci al concetto di vita normale come tutti.
Richiedono una cosa fondamentale: che si parta sempre dalla persona che non esprime solo i bisogni, ma anche le passioni, i desideri e il suo diritto di essere rispettata nella sua complessità.
Nulla su di noi senza di Noi – Noi ci siamo.

*Cui Anffas aderisce