Fonte www.superando.it - «In Italia sono solo 234 i parchi gioco inclusivi, concentrati prevalentemente al Centro Nord e spesso non accessibili ai ragazzi con disabilità intellettiva o con disturbi dello spettro autistico. Manca una legge che renda effettivo il diritto al gioco e allo sport per tutte le persone di minore età, quelle con disabilità comprese. Servirebbero inoltre risorse economiche adeguate, per supportare progetti e servizi locali come ludoteche, ludobus, giochi nei quartieri e consentire la riappropriazione degli spazi pubblici urbani senza barriere»: sono alcune delle conclusioni emerse dal documento di studio e proposta intitolato Il diritto al gioco e allo sport dei bambini e dei ragazzi con disabilità (disponibile integralmente a questo link), presentato a Roma dall’AGIA (Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza), come riferito in un altro articolo e frutto del lavoro di una Consulta di associazioni e organizzazioni, presieduta dalla stessa Autorità Garante, con il supporto tecnico dell’Istituto degli Innocenti.

«Le buone esperienze inclusive promosse in questo àmbito – ha dichiarato per l’occasione Filomena Albano, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza – andrebbero messe in rete. Per quanto concerne lo sport, un esempio da prendere come modello anche per altre discipline sportive è il baskin, che consente di far praticare la disciplina insieme a ragazzi a sviluppo tipico e a ragazzi con disabilità».
«Spesso – ha proseguito Albano – i ragazzi con disabilità restano invisibili agli occhi del mondo. Mancano dunque i dati e per questo, nelle Raccomandazioni da noi presentate, chiediamo sistemi di monitoraggio a più livelli territoriali e la mappatura dei luoghi di spazi e servizi per il gioco e lo sport».
«È necessario un cambiamento culturale 
– ha concluso la Garante – tramite una capillare formazione e sensibilizzazione rivolte alle famiglie, agli insegnanti, agli operatori e ai professionisti che lavorano con bambini e ragazzi. Ma non solo. Per favorire una vera inclusione, infatti, occorre partire dai piccoli, che vanno educati all’accoglienza e al riconoscimento della diversità, stimolati all’apertura e alla solidarietà. Bisogna insegnare loro a guardare il mondo da angolature diverse, a creare relazioni autentiche basate sul rispetto dell’altro. Infatti, dai racconti dei ragazzi con disabilità che abbiamo ascoltato, emerge un vissuto di solitudine, sperimentato sin da piccoli nel giocare da soli e quindi il desiderio di stare insieme ad altri, sia quando si gioca, sia quando si fa un’attività sportiva. A differenza degli adulti, i ragazzi descrivono il gioco e lo sport come divertimento e piacere ed esprimono appunto il desiderio di giocare con i loro coetanei».

A portare i saluti istituzionali, durante l’incontro promosso dall’AGIA, è stato il senatore Lucio Malan e a illustrare il documento di studio e proposta sono state Lucia Chiappetta Cajola, prorettore vicario dell’Università Roma Tre e Antonella Costantino, presidente della SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza).
Sono intervenuti quindi Stefania Tilia dell’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio, Alfredo Ferrante del Dipartimento Politiche per la Famiglia e le Disabilità, Clelia Caiazza della Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Luigi Mazzuto, coordinatore della Commissione Politiche Sociali della Conferenza delle Regioni e Francesco Silipo, incaricato nazionale dell’Agesci e Laura Baldassarre, assessora alla Persona, alla Scuola e alla Comunità Solidale di Roma Capitale.
Si è dato spazio, inoltre, a testimonianze di atleti, genitori ed esponenti dell’associazionismo e a un videomessaggio di saluto del cantante youtuber Cris Brave.
A moderare i lavori, infine, è stato Federico Pasquali, giornalista e media relations della FIPIC (Federazione Italiana Pallacanestro in Carrozzina).