Fonte www.vita.it - Nuove discipline sportive, ma anche innovative metodologie di allenamento e adattamenti che rendano sport classici inclusivi e aperti a tutti. Questo e non solo è ReSport, il progetto (finanziato dall'Eacea nell'ambito del programma Erasmus + Sport) che si propone di creare un network europeo per l'inclusione sociale delle persone con disabilità attraverso l'implementazione di attività sportive innovative.

«Il cuore del progetto è proprio la sperimentazione di nuove discipline», spiega il direttore generale del Csi (Centro sportivo italiano), Michele Marchetti che come esempio sceglie il Cheerleading (sport che combina coreografie composte da elementi di ginnastica, danza e acrobazia). «Non sono le majorettes, è uno sport codificato, anche se non ancora olimpico. Il nostro comitato di Varese sta sperimentando una formula adattata che permette a persone con disabilità e non di allenarsi insieme nella stessa disciplina. Al momento ci sono 30 persone che stanno sperimentando il cheerleading integrato».

Non è un caso, infatti che alla presentazione del progetto a Roma fosse presente, Michele Lepori, formatore del Csi Varese, comitato Csi che nell'esperienza quotidiana di promozione umana e sportiva ricerca principalmente l'integrazione, quella che permette di arricchire l'attività delle persone con disabiltà con le persone senza disabilità, la cui presenza non è di supporto all'allenamento ma un allenamento a tutti gli effetti. Il Csi, del resto, primo ente di promozione sportiva in Italia riconosciuto dal Comitato Paralimpico Italiano, è partner progettuale di questa iniziativa che coinvolge associazioni provenienti da Slovenia, Croazia, Ungheria, Regno Unito, Portogallo e Turchia.

«Grazie a questo progetto i nostri comitati di Varese, Napoli e Modena potranno ampliare il lavoro metodologico e di confronto con il network europeo», continua Marchetti. Il dg ricorda anche come nel Csi ci siano già diverse attività integrate sia nella pallavolo sia nell'atletica leggera «e infatti non li tesseriamo come atleti con disabilità, ma come atleti punto. In questo modo non si costringe la persone in una categorizzazione, ma poniamo l'atleta, la persona al centro modificando il contorno, adattandolo alle esigenze di ciascuno e di tutti». Un altro esempio è il calcio a 5 «abbiamo diversi atleti con sindrome di Down che giocano come tutti gli altri senza problema», chiosa Marchetti.

Il Csi conta 7.651 atleti con disabilità certificati, mentre altri 2mila circa non hanno una categorizzazione «la certificazione per le discipline paralimpiche è molto stringente e categorizza, per i nostri giocatori di calcio a 5 con sindrome di Down che tesseriamo come calciatori, seguiamo logiche di sport per tutti».

Con la collaborazione di esperti sportivi, sarà creato un nuovo quadro di attività sportive, le cosiddette "ReSport activities", in grado di fornire un approccio globale per la riabilitazione delle persone con disabilità. Adattando le attività a tutti gli utenti anche con disabilità differenti, si permetterà di partecipare ugualmente in attività sportive e ricreative, promuovere l'inclusione, ridurre al minimo il decondizionamento fisico, ottimizzare la forma fisica e migliorare il benessere complessivo dell'utente.

«Ci sono i partner sloveni per esempio che a Maribor stanno sperimentando nuove attrezzature sciistiche che facilitano la pratica sciistica a tutti». Il progetto durerà due anni e tutte le osservazioni saranno rese pubblici con un evento in uno dei Paesi partecipanti a ReSport «Noi di Csi inoltre faremo un evento nazionale ad hoc nel 2018». Alla presentazione del progetto a Roma, oltre ai presidenti di Cip (Comitato italiano paralimpico), Luca Pancalli e di Csi, Vittorio Bosio, erano presenti anche alcuni dei calciatori della Nazionale Amputati in partenza per i campionati europei al via in Turchia ai primi di ottobre.

3 ottobre 2017