Ospitiamo con piacere due
articoli della rivista "Ce Cjalistu", pubblicata da Friuli Venezia
Giulia Anffas Onlus sul tema dell'inclusione lavorativa, anche alla luce
della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Cogliamo questa
occasione per rilanciare l'invito a tutte le realtà territoriali a vedere il
portale associativo Anffas Nazionale come luogo di scambio di conoscenze ed
esperienze, per la crescita della "famiglia Anffas".
Lavoro o occupazione? Inserimento o inclusione? Come
realizzare i dettami della Convenzione ONU
Maria Cristina Schiratti,
Presidente Anffas Udine
Carissimi lettori,
un caro saluto a tutti voi.
Parlare
di diritto al lavoro per le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale
in un momento di difficoltà economica mondiale è estremamente difficile. Se le
persone cosidette normali non riescono a trovare lavoro, figuriamoci le persone
con disabilità, soprattutto quando questa disabilità colpisce la sfera delle
capacità intellettive.
Mi sono riletta l'articolo 27 della Convenzione ONU
sui diritti delle persone con disabilità e devo dirvi che dal punto di vista
teorico non c'è assolutamente nulla da eccepire.
Uguaglianza con gli altri,
non disciminazione e pari opportunità sono certamente assunti di base dai quali
non si può prescindere ma la realtà del mondo del lavoro di oggi, lo sviluppo
tecnologico, la velocità di crescita delle comunicazioni, la vita frenetica
sembrano essere degli ostacoli all'inclusione delle persone con disabilità e non
solo in campo lavorativo.
Ci sono molte esperienze positive e felici di cui
avrete testimonianza nel giornale, ma le statistiche che troverete a pagina ....
non ci lasciano molte speranze per l'immediato futuro.
Innanzitutto credo si
debba essere obiettivi e rendersi conto che il lavoro non è sempre una meta
raggiungibile. Ci sono casi estremi, con patologie gravi, che sono
oggettivamente incompatibili con qualsiasi esperienza occupazionale. Ma ci sono
senza dubbio tantissime persone per le quali un occupazione è prevedibile se non
auspicabile. Quante delle persone con disabilità che voi conoscete hanno delle
capacità residue, molto spesso sottostimate e sottoutilizzate? Nel pensare
comune le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale sono incapaci, non
riescono ad organizzare le loro attività, non hanno costanza o capacità di
concentrazione. Molto spesso si pensa che non abbiano interessi e quando li
manifestano sono un disturbo al quieto vivere, alla nostra organizzazione. Il
ritmo di "lavoro" delle persone con disabilità intellettiva e/o relazionale è
considerato lento, inadeguato, fuori dal tempo e non ci rendiamo conto che forse
è la nostra frenesia ad essere fuori luogo. Ho sperimentato personalmente nella
mia azienda quanto alcune persone con disabilità (devo dire alcune perchè non ho
potuto sperimentarle tutte) siano invece costanti, tenaci, attenti osservatori e
una volta imparata la tecnica anche capaci. Hanno bisogno dei loro tempi (ma non
ne abbiamo forse tutti bisogno?), dei loro ritmi, forse di un periodo di
rodaggio ed apprendimento un po' più lungo degli altri, ma che risultati! Mi
sono sempre chiesta quali obiettivi si potrebbero raggiungere se si
dimenticassero per un momento il guadagno dell'impresa da una parte e la mera
retribuzione economica dall'altra. E pensiamo al risultato sia dal punto di
vista sociale che della realizzazione personale della persona con disabilità se
si riuscisse ad attivare percorsi occupazionali alternativi dove le capacità
attitudinali della persona possano essere rinforzati. Avremmo come sottoprodotto
un minor costo socio assistenziale in quanto non ci sarebbe più bisogno di
strutture diurne così come sono organizzate adesso, potremmo finalmente
riottenere quella parte di umanità che si è persa nelle imprese e nei posti di
lavoro, una maggior consapevolezza sociale ed umana delle persone con disabilità
nella dimostrazione delle loro capacità, una minore ansia (si spera!) delle
famiglie ossessionate dagli aspetti negativi delle disabilità dei loro
congiunti. Penso spesso che se imparassimo a parlare di occupazione invece che
di lavoro, di sostegno alle imprese esonerandoli dall'utile netto operativo con
adeguati supporti sia economici che socioassistenziali, di formazione alle nuove
famiglie per affrontare questi nuovi percorsi potremmo finalmente trovare
soluzioni nuove ed alternative ai C.S.R.E. e forse anche ad inserimenti
lavorativi talvolta non proponibili per alcune persone con disabilità
intelletiva e/o relazionale. Qui possono trovare spazio iniziative del privato
sociale ma anche del settore pubblico che dovrebbe essere per sua vocazione
istituzionale inclusivo. Ci sono ancora tantissimi lavori che non possono essere
sostituiti dalle macchine ma che possono essere svolti con successo anche da
quelle persone che noi consideriamo non idonee. Attività che sono un peso per
gli altri lavoratori ma che possono essere di grande soddisfazione per le
persone con disabilità. Ci vuole più dialogo fra le varie parti interessate:
imprese, il mondo delle associazioni e delle famiglie, la formazione e la parte
socioassistenziale. Le imprese hanno paura di assumere e le capisco. E le
famiglie hanno paura che il lavoro sfoci in una ennesima delusione. Ed è molto
più facile aprire un C.S.R.E. dove le persone con disabilità intellettiva e/o
relazionale passano le giornate senza dei veri obiettivi occupazionali che
invece progettare tutti insieme delle occupazioni altrenative mirate al recupero
sociale e individuale delle persone con disabilità. A onor del vero ci sono
esperienze positive anche in Regione Friuli Venezia Giulia ma sono troppo poche!
E oggi, con la sempre maggior scarsità di strumenti finanziari, con la
precarietà delle associazioni dai bilanci sempre più esigui, con la
concentrazione delle attenzioni pubbliche alla gravità, dimenticandosi che se
non si interviene sugli altri, la gravità aumenterà in senso esponenziale,
rendendo allora sì le finanze totalmente insufficenti, c'è il rischio che si
torni indietro, che si vanifichino tutti i nostri sforzi e che la Convenzione
ONU e la legge 68 rimangano lettera morta.
Buona lettura.
Promozione dell'integrazione lavorativa delle persone
disabili
Considerazioni, analisi, richieste e proposte della
Consulta Regionale delle Associazioni dei disabili del Friuli Venezia Giulia
Mario Brancati, Presidente della Consulta
Dai dati in nostro possesso, il numero di persone disabile
iscritte all'elenco unico provinciale, è in costante crescita, mentre il numero
dei posti disponibili tende progressivamente a ridursi, tanto che si prevede
nell'arco di due o tre anni, che la disponibilità di posti tenderà ad esaurirsi.
Una vera emergenza, aggravata ulteriormente dall'attuale congiuntura economica
negativa, che potrebbe ulteriormente peggiorare una situazione già problematica
con pesanti riflessi sulle persone disabili e sulle loro famiglie.
La
situazione descritta richiede, secondo noi, l'intervento di urgenti politiche
attive ben precise, per non vanificare l'intero sistema del collocamento mirato
e per garantire il diritto al lavoro anche alle persone disabili. Allora cosa si
può fare perché le persone con disabilità non paghino di più?
La Consulta
Regionale, coerente con il motto "niente ed in nessun luogo su di noi, senza di
noi", non ha voluto assumere solo un atteggiamento rivendicativo, denunciare la
scarsa possibilità di trovare un lavoro per le persone con disabilità, ma ha
voluto essere propositiva ed offrire all'assessore regionale al lavoro Rosolen,
un contributo concreto di analisi e di proposte per questa emergenza lavorativa.
Il nostro documento ha individuato strumenti ed azioni che possono dare
certezza al diritto costituzionale al lavoro delle persone disabili. La nostra
richiesta non va solo nel senso della creazione di nuovi strumenti normativi,
che già ci sono. Le norme da sole non generano automaticamente risultati. Ci
vuole, secondo noi, una forte iniziativa politica, fissando priorità precise,
attuando una capacità di gestione, che non può essere solo di tipo giuridico
amministrativo.
La Consulta ha ritenuto, quindi, dovendo sollecitare in
ambito regionale un intervento di forte attenzione rispetto ad azioni di
promozione e concreta attuazione del diritto al lavoro delle persone disabili,
proponendo "nove" obiettivi e proposte che, se attuate, segnalerebbero una
svolta importante nel garantire, nella nostra regione, l'effettivo diritto al
lavoro delle persone disabili. Un diritto sacrosanto se parliamo di autonomia,
di vita indipendente, di inclusione sociale delle persone con disabilità.
Riportiamo alcuni dati statistici ricavati dall'ISTAT e dall'Agenzia
Regionale del Lavoro.
Dall'esame dei dati si indivisuano le nuove proposte
della Consulta:
1.Introdurre strumenti di conoscenza ed analisi sullo stato
di attuazione e sugli esiti quantitativi e qualitativi delle politiche per
l'integrazione lavorativa delle persone disabili e attivare misure per conoscere
l'effettiva disponibilità e ricerca di lavoro da parte delle persone iscritte
alle liste.
2.Agire per il monitoraggio preciso degli obblighi previsti
dalle norme sul collocamento mirato e per la copertura delle quote riservate
nelle aziende private ed in quelle pubbliche.
3.Incrementare la base di
posti riservati o disponibili per il collocamento mirato.
4.Attivare
interventi specifici per il superamento della disparità di genere nell'accesso
al lavoro delle donne disabili.
5.Migliorare la qualità dei percorsi di
integrazione lavorativa e la funzionalità del sistema dei raccordi tra i servizi
sociosanitari e del lavoro.
6.Promuovere l'applicazione e lo sviluppo delle
opportunità previste dalla regolamentazione regionale relativa al FSE e da
quella sui Fondi provinciale e regionale disabili
7.Sostenere il ruolo della
cooperazione di tipo B sia nei rapporti con i soggetti pubblici che verso quelli
privati per la costruzione di posti di lavoro riservati/disponibili per le
persone disabili.
8.Introdurre strumenti di supporto alle persone disabili
già presenti ed inserite nel mondo del lavoro per evitarne l'espulsione e per
accrescere la competenza delle aziende di gestire tali situazioni.
9.Introdurre interventi innovativi ed emulativi nell'ambito della
Responsabilità sociale d'impresa.
Per saperne di più
scarica il documento integrale della Consulta Regeionale
Associazioni di disabili FVG
scarica tutta la rivista "Ce Cjalistu"
in versione pdf