superando.it - Nato nel 2010, risponde al bisogno degli studenti di trovare un appartamento in affitto a un prezzo accessibile e al desiderio di giovani con disabilità di ampliare la propria rete sociale e condividere la quotidianità con loro coetanei, il tutto incentivando un profondo cambiamento culturale nel modo di avvicinarsi alla disabilità: il progetto torinese "ETD – Enjoy The Difference" ha meritatamente primeggiato, agli "Oscar della Salute 2016" della Rete Città Sane OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)

«Questo progetto ha dimostrato di essere eccellente in tutte le quattro dimensioni di valutazione: innovazione e originalità, partecipazione e coinvolgimento dei cittadini, trasferibilità e replicabilità, rilevanza»: con queste lusinghiere motivazioni, la Rete Città Sane OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha conferito in questi giorni a Palermo, durante la cerimonia conclusiva degli Oscar della Salute 2016, il primo premio assoluto a ETD – Enjoy The Difference (letteralmente "Goditi la differenza"), che si è imposto davanti ad altri quarantuno progetti.
Si tratta, in sostanza, di un'iniziativa di convivenza alla pari tra studenti universitari e giovani con disabilità, voluta nel 2010 dall'Università di Torino, dalla Città di Torino e dall'Associazione Senza Muri. Ma per saperne di più, abbiamo interpellato la responsabile scientifica, Cecilia Marchisio dell'Università di Torino. (S.B.)

Quando e perché nasce ETD – Enjoy The Difference?
«Il progetto nasce nel 2010 con l'intento di contribuire a rendere esigibile l'articolo 19 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Inoltre, intende dare una risposta concreta al problema dell'autonomia abitativa dei giovani (con disabilità e non) e promuovere lo sviluppo di rapporti interpersonali tra gruppi di persone diverse, con l'obiettivo di accrescere la conoscenza reciproca, nell'ottica di un'educazione alla cittadinanza e alla fraternità.
In sostanza ETD risponde al bisogno degli studenti di trovare un appartamento in affitto a un prezzo accessibile e al desiderio di giovani con disabilità di ampliare la propria rete sociale e condividere la quotidianità con loro coetanei».

Ma quali sono le caratteristiche più innovative?
«ETD non si basa su relazioni d'aiuto a senso unico, ma propone uno scambio vantaggioso per tutti gli interessati. In altre parole, la sfida è proporre la diversità come occasione di amicizia e di incontro: per crescere, per vivere nuove esperienze, per praticare la comprensione dell'altro nella vita quotidiana. Viene riconosciuto quindi il cambiamento positivo che i giovani possono attuare, promuovendo lo sviluppo di doti e competenze relazionali, di gestione pacifica del conflitto, di confronto con la diversità attraverso la mediazione. Per questo, le persone coinvolte in ETD vivono immerse in una formazione- supervisione che li guida nel percorso di sviluppo.
Il tutto è ben sintetizzato nel nome scelto per il progetto (Enjoy The Difference), perché il riconoscimento della differenza sia un punto di partenza, un luogo fertile dove trovare un'occasione di arricchimento per tutti, persone con disabilità incluse».
"Oscar della Salute 2016" a "ETD - Enjoy The Difference"

Quali sono state finora le varie tappe?
«L'iniziativa è attiva da cinque anni. Dopo un anno iniziale di progettazione e ricerca di risorse, un primo appartamento è stato avviato nell'ottobre 2011 e un secondo gruppo è stato inserito nel novembre 2012. Nel novembre 2013, poi, ha preso il via un terzo appartamento a Savigliano (Cuneo), sede distaccata dell'Università di Torino.
Agli appartamenti afferiscono quattro giovani, di cui uno con disabilità. I coinquilini sperimentano un anno di convivenza alla pari (da ottobre a settembre) e sono sostenuti nel loro percorso da una supervisione quindicinale. I ragazzi, inoltre, partecipano a incontri formativi periodici.
Va detto anche che il contributo versato per partecipare al progetto e vivere negli appartamenti è economicamente vantaggioso rispetto a un normale affitto. In tal senso va ricordato che oltre all'Università di Torino, hanno contribuito concretamente a sostenere il progetto anche la Città di Torino, la Tavola Valdese, la Fondazione CRT (Cassa di Risparmio di Torino) e Obiettivo Fraternità. Hanno inoltre messo a disposizione mezzi e risorse il gruppo degli Studenti Indipendenti di Torino e l'Associazione Senza Muri».

È ben noto che il motto del movimento internazionale delle persone con disabilità è Nulla su di Noi senza di Noi. Qual è stato il concreto coinvolgimento delle persone con disabilità nello sviluppo dei vari passaggi?
«ETD è stato realizzato attraverso un laboratorio di progettazione e il coinvolgimento delle persone con disabilità è stato fondamentale, pienamente nello spirito della Convenzione ONU. Più nel dettaglio, il Gruppo di Progetto comprende persone con diversi ruoli, di diverse età e con diverse competenze (studenti, giovani con disabilità, rappresentanti delle Istituzioni, membri delle Associazioni e ricercatori universitari), che hanno lavorato insieme per mettersi al servizio della comunità; i giovani del Gruppo di Progetto, infatti, non sono inseriti negli appartamenti, ma hanno lavorato gratuitamente con spirito di servizio».

Tra le motivazioni con cui ETD si è aggiudicato il primo premio all'Oscar della Salute della Rete Città Sane OMS, si parla anche di «partecipazione e coinvolgimento dei cittadini». In quale modo ciò è accaduto?
«ETD è stato diffuso sul territorio nazionale attraverso reti di Associazioni e convegni. L'impatto della partecipazione al progetto sulle persone coinvolte è stato oggetto di pubblicazioni scientifiche su riviste di settore già uscite e di prossima uscita. Inoltre, ogni anno ben 80.000 studenti vengono informati dell'avvio del progetto.
Vorrei aggiungere che il progetto stesso ha un impatto diretto sul miglioramento della qualità della vita degli studenti coinvolti e dei giovani con disabilità che vi vengono inseriti. Tutti coloro, infatti, che hanno per ora terminato il percorso di un anno accademico hanno valutato l'esperienza come arricchente e positiva. Né va mai dimenticato che la promozione di una convivenza fra pari incentiva un cambiamento di tipo culturale nel modo di avvicinarsi alla diversità».

 

17 maggio 2016