Fonte www.vita.it - I Magazzini Generali chiusi per 30 giorni e condannati a una multa di 500 euro. È questa la sanzione comminata al noto locale milanese dal Comune di Milano che ha accolto l'istanza presentata alcuni mesi fa dalla Ledha. A originare il tutto l'aver discriminato una ragazza con disabilità che voleva assistere a un concerto, ma che non ha potuto entrare nel locale per lei "inaccessibile".

Franco Bomprezzi, presidente di Ledha commenta: «Questo provvedimento, al di là della scelta di periodi di chiusura che non danneggiano il locale, ha comunque un valore fondamentale. Si tratta del primo riconoscimento pubblico del pieno diritto delle persone con disabilità a vedere garantita l'accessibilità dei locali pubblici, senza alcuna discriminazione».

La vicenda che ha preso il via nel marzo dello scorso anno (qui l'articolo pubblicato all'epoca) quando una ragazza F.C. residente a Bergamo e che si sposta in carrozzina elettrica, dopo aver avuto rassicurazioni sull'accessibilità dei Magazzini Generali, scopre al momento di entrare nel locale che l'accessibilità che le era stata garantita consisteva nella forza fisica di un buttafuori che avrebbe dovuto sollevare la carrozzina a braccia. Ma la carrozzina elettrica è particolarmente pesante e quindi per la giovane bergamasca il concerto risultò inaccessibile.

Andato a vuoto il tentativo di mediazione tra le parti la Ledha a fine aprile scorso ha presentato un'istanza al Comune di Milano per chiedere la chiusura temporanea dei Magazzini Generali in base a quanto previsto dalla legge 104/92.

È questa la richiesta accolta da Palazzo Marino. Per i dirigenti comunali, infatti, il "servizio di sollevamento" messo in atto dai Magazzini Generali per consentire l'accesso alle persone con disabilità non può essere definito una metodologia per il superamento delle barriere architettoniche. "Ma, tutt'al più, una pratica estemporanea per sopperire a una situazione di emergenza, in ogni caso lesiva della dignità della persona diversamente abile e (...) non tecnicamente idonea".

Insomma, garantire il "sollevamento della carrozzina" grazie a un muscoloso buttafuori non solo non è dignitoso per la persona con disabilità, ma non può venire spacciato per rendere la struttura accessibile come se fosse un servoscala, una pedana o uno scivolo.

«Si tratta di un provvedimento molto importante perché ribadisce come oggi le persone con disabilità siano titolari di un diritto pieno ed esigibile a partecipare a qualsiasi evento culturale alla pari degli altri» sottolinea l'avvocato Gaetano De Luca del Servizio legale Ledha.

«Qualsiasi impedimento o limitazione a questo loro diritto costituisce una condotta discriminatoria sanzionata dalla legge con la chiusura del locale e con la possibilità di chiedere il risarcimento dei danni subiti».

Il presidente Bomprezzii aggiunge: «A Ledha non interessa la gravità o meno delle sanzioni inflitte, quanto piuttosto la conferma di un principio troppo spesso disatteso senza alcun motivo. Anzi in palese violazione delle leggi che sono in vigore ormai da molto tempo».

La speranza di Franco Bomprezzi è che «questo precedente contribuisca a diffondere una maggiore cultura dell'accessibilità e del diritto di tutti a fruire anche delle occasioni di spettacolo, non solo a Milano». Una decisione importante anche in prospettiva Expo 2015, quando arriveranno a Milano migliaia di persone e tra essere anche persone con disabilità, magari abituate a standard di accessibilità molto alti.

Con questo provvedimento il Comune di Milano - osservano dalla Ledha - sembra voler lanciare un messaggio chiaro: qualsiasi locale e attività privata aperta al pubblico deve essere esercitata in modo da non escludere le persone con disabilità che vogliono accedervi e parteciparvi.

Nel caso in cui i Magazzini Generali decidessero di opporsi a questa sanzione, Ledha annuncia di voler affiancare il Comune di Milano per sostenere le ragioni di tale decisione e per evidenziare come in realtà si tratti di una sanzione simbolica e sostanzialmente poco incisiva sulla attività del locale.

«Il provvedimento sanzionatorio avrebbe potuto essere molto più pesante. Ma evidentemente non si è voluto giustamente infierire su un locale che rappresenta per Milano un punto di riferimento per la promozione e la diffusione di musica», conclude l'avvocato Gaetano De Luca.

Per approfondire

Leggi il commento di Franco Bomprezzi

20 gennaio 2014