Fonte www.superando.it - Sta diventando ormai normale pensare all'inclusione scolastica considerando come unica risorsa quella del sostegno . Io invece sostengo da tempo che questa è una deriva quanto mai pericolosa, perché bisogna invece tornare ai princìpi originari dell'integrazione scolastica, fondata prioritariamente sulla presa in carico del progetto inclusivo da parte dei docenti curricolari, che però debbono essere formati e avere classi poco numerose.

Invece, proprio a causa della mancata formazione iniziale e obbligatoria in servizio sulle didattiche inclusive dei docenti curricolari e delle cosiddette "classi-pollaio", stiamo assistendo appunto a una deriva di riferimento esclusivo ai docenti per il sostegno, ciò che è facilitato dallo stragrande numero di ricorsi ai Tribunali, che le famiglie devono sobbarcarsi , perché, quando manca il docente per il sostegno, i loro figli rimangono abbandonati a se stessi in classe o peggio ancora fuori della classe con i bidelli.

Di fronte dunque a questa deriva illegale da parte della scuola, si contrappone quella, inopportuna – sotto il profilo dell'inclusione scolastica -, dei ricorsi delle famiglie, che puntano solo al massimo del sostegno.

Infatti, non mancano decisioni dei Tribunali Civili prima e dei TAR poi, che stabiliscono il diritto a un numero di ore di sostegno pari a quello dell'orario scolastico; e anche tra le righe della famosa Sentenza 80/10 della Corte Costituzionale si può cogliere l'ipotesi di una tale soluzione. Ebbene, a tale deriva nessuno sta opponendosi e chi scrive ritiene di essere tra i pochissimi che "fanno le cassandre" su questo rischio di affossamento dell'inclusione scolastica, almeno come l'abbiamo inventata e vissuta in Italia sino a una quindicina di anni fa.

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*Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap, cui Anffas Onlus aderisce)

3 dicembre 2013