Fonte www.dire.it - Il piano di rientro regionale nel Lazio "ha comportato per le strutture riabilitative delle conseguenze nefaste che solo da pochi mesi cominciano a manifestarsi in tutta la loro gravità. Prima fra tutte la decurtazione del 16% in cinque anni del budget annuo concesso dalla Regione per le prestazioni erogate". A denunciarlo all'agenzia Dire e' Antonio Gilenardi, direttore generale di Anffas Roma Onlus, che sabato interverra' agli Stati Generali del Forum ex articolo 26 a Roma, nella Sala Auditorium del Palazzo delle Federazioni in viale Tiziano 74 dalle 9 alle 14, per fare il punto sulla situazione attuale post decreto 39.

Questione "nevralgica e' la riconversione della presa in carico riabilitativa in tipologia riabilitativa di mantenimento - continua Gilenardi- in un primo momento per le persone con disabilita intellettiva e relazionale ci veniva concessa la riabilitazione vera e propria, ovvero quella estensiva. Adesso invece la riabilitazione estensiva e' stata decurtata dell'80% a causa del piano di rientro".

In pratica, precisa il presidente dell'Anffas Roma, "le persone con disabilita' intellettiva e relazionale avranno nella gran parte dei casi una riabilitazione di mantenimento con molte meno prestazioni rispetto a prima. Questo si traduce numericamente nel passaggio da un rapporto operatore-utenti 1 su 2,6, ad un rapporto standard di 1 operatore ogni 5 utenti. Parliamo di persone portatrici di una disabilita' molto complessa, multipla, cognitiva, fisico-motoria e sensoriale che necessita di un'assistenza riabilitativa qualificata e continuata. Con questo passaggio andiamo incontro alla mera assistenza".

Eppure l'apprendimento anche per "gli adulti con disabilità non ha mai fine. L'esperienza quotidiana ci insegna che anche i cinquantenni, se seguiti e stimolati, sono in grado di continuare a crescere nelle autonomie. Questo e' un punto che noi rivendichiamo".

Il Forum ex articolo 26 chiede quindi che "il rapporto standard operatori-utenti sia almeno di 1 a 3. Il minimo per garantire una vita dignitosa a queste persone e un lavoro decoroso agli operatori". Ultimo punto "grave del piano di rientro e' l'istituzione della compartecipazione alla spesa. Per il mantenimento- ricorda Gilenardi- la retta e' al 70% di tipo sanitario (in carico alla regione) e al 30% come quota sociale in carico alle famiglie sulla base dell'Indicatore della situazione economica equivalente dell'utente (Isee). Basta un Isee annuo di appena 9.000 euro per dover pagare per intero il 30% della retta a carico della famiglia, che nel trattamento semiresidenziale (6 ore al giorno) costa 480 euro al mese".

Finora il "centro diurno e' stato un grande ammortizzatore sociale per le famiglie di persone con disabilità, ma adesso pagare 480 euro al mese e' un onere troppo pesante soprattutto per quei disabili orfani percettori della reversibilita' paterna o materna che si troveranno a pagare per intero la quota sociale".

Questa decisione "e' stata confermata dal decreto 39, figlio dei decreti 89 e 90 e della delibera della giunta regionale 380/2010. Chiediamo di innalzare la soglia dei 9.000 euro per essere soggetti al pagamento della quota sociale". Infine, alle parole pronunciate dal neuropsichiatra infantile Stefano Vicari che, in occasione della presentazione di un'iniziativa dell'associazione 'Una Breccia Nel Muro', ha rimproverato la Regione Lazio di pagare per la riabilitazione di soggetti con autismo centri che adopererebbero metodologie non riconosciute dalla Comunita' Scientifica come la logopedia e la psicomotricita', il presidente dell'Anffas risponde: "Venisse nei nostri centri, osservasse con i suoi occhi quello che facciamo, leggesse le cartelle cliniche riabilitative dei nostri assistiti, ascoltasse i racconti non solo degli operatori che potrebbero essere parte interessata ma anche dei familiari, per rendersi conto che a piccoli passi molte persone sono riuscite a scalare montagne come l'Everest grazie a un lavoro certosino e costante. Sono adesso persone dignitosissime che, malgrado una disabilita' grave o gravissima, hanno acquisito discrete autonomie di base e sanno stare con gli altri".

Nello staff dell'Anffas "abbiamo un'equipe multidisciplinare e professionale, non c'e' solo comportamentismo. C'e' il neurologo, il logopedista, il fisioterapista, lo psicologo e tutte quelle risorse impagabili quali gli educatori professionali e gli operatori socio-sanitari, non ultimo gli insegnanti d'arte che con le attivita' ergoterapiche riescono ad accrescere le abilita' dei nostri utenti".

Gilenardi conclude: "Come si fa a ridurre la crescita di una persona a un solo indirizzo. Questi soggetti hanno bisogno di vari stimoli, vari trattamenti e approcci, non esiste un'unica formula magica. Parliamo di persone complesse che necessitano di trattamenti personalizzati a seconda delle esigenze".

10 ottobre 2013