Fonte www.vita.it - 4,5 milioni di euro per progetti esemplari sui beni confiscati alla criminalità organizzata. Sono i fondi messi a disposizione dalla Fondazione Con il Sud con il nuovo bando rivolto a organizzazioni del volontariato e del Terzo settore di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Obiettivo dei progetti l'avvio di nuove attività economiche o il rafforzamento di iniziative economiche già esistenti sui beni confiscati. In particolare, il bando si rivolge a partnership costituite da almeno tre soggetti appartenenti al mondo del Terzo settore e del volontariato, potranno essere coinvolti, inoltre, istituti scolastici, istituzioni, università, enti di ricerca e soggetti profit.

C'è tempo fino al 17 settembre 2013 (ore 12) per presentare le proposte esclusivamente online. Sul sito di Fondazione Con il Sud è pubblicato il bando (www.fondazioneconilsud.it)

La Fondazione selezionerà i progetti ritenuti più validi e capaci di generare valore sociale ed economico sul territorio. In particolare, saranno sostenute "iniziative esemplari" in grado di dimostrarsi continue e auto-sostenibili nel tempo; capaci di valorizzare i beni confiscati come patrimonio collettivo e condiviso, soddisfacendo, al tempo stesso, bisogni e necessità avvertiti dal territorio come impellenti.

Con questo bando Fondazione Con il Sud, dopo la prima edizione del 2010 – con la quale sono stati sostenuti 9 progetti con 3,5 milioni di euro - torna ad insistere su una tematica cruciale e dalla forte connotazione sociale e simbolica: quella relativa all'utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata come occasione di sviluppo sociale ed economico del territorio.

Sulla base dei dati riportati dall'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), in Italia sono presenti quasi 13mila beni confiscati. Oltre l'80% si trova nelle sei regioni di intervento della Fondazione, e principalmente in Sicilia (con circa il 43% dei beni confiscati), Campania (circa il 15%), Calabria (circa il 14%) e Puglia (circa il 9%). Di questi beni confiscati, meno della metà (circa 6mila) risultano effettivamente consegnati e trasferiti al patrimonio indisponibile degli enti territoriali, per lo più Comuni, per essere destinati a finalità sociali. Si tratta di una percentuale che a malapena supera quota 33%, mentre oltre il 55% resta completamente inutilizzato.

Un ostacolo a un impiego più diffuso dei beni confiscati alle mafie in termini di pubblica utilità è rappresentato dallo stato di degrado in cui versano i beni stessi e dalle difficoltà economico-finanziarie che le realtà affidatarie incontrano nell'avviare le loro attività. Ciò determina una situazione di stallo in cui, da un lato, l'ente locale non può recuperare il bene e, dall'altro, la platea di potenziali destinatari non può materialmente utilizzarlo perché non è in grado di far fronte a un investimento così ingente.

La destinazione dei beni confiscati a usi sociali e di pubblica utilità può e deve riuscire a produrre effetti importanti sui territori del Mezzogiorno: dalla creazione di lavoro e occupazione, alla riaffermazione del valore etico e civico derivante dalla riappropriazione da parte delle comunità di pezzi del territorio sottratti con la violenza; dal contrasto al disagio sociale e all'emarginazione al sostegno di minori, di famiglie svantaggiate, di anziani e di tossicodipendenti.

I beni confiscati possono, inoltre, contribuire all'integrazione della popolazione immigrata, che spesso, in aree a forte infiltrazione mafiosa, è vittima del caporalato delle mafie locali.

Per queste ragioni, la Fondazione – si legge in una nota - intende promuovere iniziative efficaci e durature, capaci di garantire la sostenibilità futura dell'utilizzo dei beni confiscati alle mafie attraverso l'avvio e il rafforzamento di attività di natura economica, per uno sviluppo nuovo e differente del territorio.

14 giugno 2013