Cisl: "Si spingono gli invalidi italiani a chiedere il divorzio"

Fonte www.superabile.it - Ritirare il provvedimento con il quale l'Inps ha previsto che il limite di reddito per ottenere la pensione di invalidità sia conteggiato non facendo riferimento solo a quello personale della persona con invalidità totale ma anche a quello del suo coniuge, marito o moglie. A chiederlo, insieme a numerose associazioni di persone con disabilità, sono anche i sindacati.

"Sembrerebbe proprio che l'Inps voglia spingere al divorzio tutti gli invalidi italiani al 100%", afferma in una nota Pietro Cerrito, Segretario Confederale Cisl commentando la Circolare che considera non più il solo reddito personale ma anche quello del coniuge per il limite (16mila euro) entro cui mantenere la pensione di invalidità di 258 euro mensili. "Oppure - prosegue Cerrito- che i 40 milioni per il Fondo Non autosufficienza invece che provenire dalla cosiddetta lotta ai falsi invalidi arriveranno dalla lotta ai veri invalidi sposati. E questa dovrebbe essere una politica attenta alle famiglie, soprattutto quelle con delle fragilità al proprio interno? Questo atto amministrativo rischia di generare una ulteriore situazione di pesante iniquità". "La selettività - conclude Cerrito- dovrebbe invece essere disciplinata in modo più equo dall'Isee, lo strumento riformato sul quale ci sono già stati importanti punti di convergenza con il sottosegretario Guerra".

La responsabile disabilità Nina Daita ha inviato una lettera al direttore generale dell'Inps Mauro Nori per chiedere la revoca del provvedimento che, scrive la dirigente sindacale, produrrà "gravissime iniquità". La circolare prevede "un grave elemento di novità che riguarda i soli invalidi civili al 100% titolari di pensione di invalidità. Fino ad oggi il limite reddituale considerato è stato quello relativo ai redditi strettamente personali, dal 2013 verrà considerato anche quello del coniuge". Una decisione amministrativa che, aggiunge la dirigente sindacale, "non si basa su alcun dettato normativo ma su una Sentenza della Corte di Cassazione del 2011" e che determinerà la perdita del diritto alla pensione, pari a 275,87 euro al mese, agli invalidi totali titolari che, assieme al coniuge, hanno un reddito lordo annuo superiore a 16.127,30 euro.

C'è poi il rischio che si aprano, spiega Daita, "diverse controversie e contraddizioni. In primis è da segnalare una disparità di trattamento tra gli invalidi totali e gli invalidi parziali, per i quali varrebbe ancora il reddito personale, e di fatto verrebbero penalizzati i più bisognosi (anticostituzionale?). Di seguito, è importante considerare che la giurisprudenza ci mette a disposizione molte altre sentenze che contraddicono quella presa in considerazione dall'Inps stessa".
Infine, conclude Daita, "tutto questo produrrebbe delle fortissime ineguaglianza tra persone con disabilità, e naturalmente si aprirebbe la strada a numerosissimi contenziosi legali, dannosi sia per il cittadino che per l'Istituto stesso. Inutile sottolineare quanto queste novità stiano alimentando ansia e disagio nella categoria degli invalidi civili".

11 gennaio 2013