isfolIndagine dell'Isfol

Fonte www.vita.it - Uno strumento popolare, amato soprattutto dalle famiglie, dal ceto medio, dai pensionati, da chi vive in provincia ; uno strumento che si sceglie consapevolmente, non si lascia con facilità e crea legami, fiducia, perfino amore. Tanto che più di due italiani su tre vorrebbero che si trasformasse presto in legge.

E' il 5 per mille così come emerge dal primo studio (in allegato, una sintesi) che analizza "il peculiare microcosmo dei contribuenti" che lo scelgono, tracciandone un identikit sociale e culturale. La ricerca, commissionata all'Isfol dall'Osservatorio nazionale dell'Associazionismo presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, risponde quindi a un'esigenza conoscitiva in un momento decisivo per la maturazione anche normativa del 5 per mille: fa conoscere cioè chi sono gli italiani che sostengono in questo modo il terzo settore per poter arrivare con cognizione di causa alla sua stabilizzazione .

Per fare questo, l'Isfol ha intervistato tra 2011 e 2012 un campione di contribuenti che ha destinato il proprio 5 per mille agli "enti del volontariato", cioè principalmente alle onlus e alle associazioni di promozione sociale. La ricerca Lo studio parte dai numeri del 5 per mille : nel 2006, al suo debutto, l'avevano già scelto oltre 15,5 milioni di contribuenti (pari al 60% del totale) contro una previsione del 40%; quell'anno l'ammontare complessivo destinato agli oltre 37mila beneficiari fu di 345 milioni, un dato che è salito costantemente negli anni successivi fino a toccare quota 420 milioni nel 2009; nel 2010, per colpa di un taglio netto (e ancora non spiegato) deciso dal governo, sono stati destinati solo poco più di 381 milioni contro i 463 che gli italiani avevano devoluto.

Quello che l'Isfol tace, infatti (non volutamente, ci mancherebbe), è che negli ultimi anni la dote del 5 per mille che dovrebbe essere "intoccabile" è stata invece erosa per tappare buchi di bilancio non meglio specificati. Ma andiamo avanti. Per quanto riguarda i destinatari, le onlus e il volontariato fanno la parte del leone, aggiudicandosi circa i due terzi dei contributi: nel 2010, ultimo anno considerato dall'Isfol, siamo a più del 65% delle scelte, ovvero più di 10 milioni di contribuenti . Sempre nel 2010, la ricerca scientifica e sanitaria si aggiudicano circa il 15% delle scelte ciascuna, mentre seguono più staccate le associazioni sportive (4%) e i Comuni (solo il 2%) .

La scelta

Ma come i contribuenti arrivano a conoscere il 5 per mille, e quali sono i motivi che li portano a scegliere il beneficiario? La modalità di conoscenza dello strumento fiscale è soprattutto diretta: il 26,5% dei contribuenti conosce un'associazione che gliene ha parlato, un 8,8% sceglie su consiglio di amici e l'1,2% grazie a banchetti informativi degli enti. Soltanto al terzo posto troviamo i cittadini che hanno impattato il 5 per mille attraverso i media (TV, radio, giornali e pubblicità, mentre un altro 31,3% ha scelto a seguito di una sollecitazione del professionista che si occupa della dichiarazione dei redditi. Quanto alla scelta particolare del beneficiario, la fiducia sembra essere la risorsa principale che guida il contribuente. I cittadini donano il loro 5 per mille alle realtà che conoscono bene, direttamente o attraverso persone affidabili, che si occupano di "chi è meno fortunato" (per il 48% dei casi) . Le risposte degli intervistati suggeriscono infatti che il 5 per mille rappresenta un atto mirato e intenzionale, una scelta consapevole e ponderata. Non a caso il 94,3% dei cittadini afferma di aver indicato uno specifico ente: nel settore sanitario nel 38,4% dei casi, seguito dall'assistenza sociale (29,5%) e, al terzo posto, dall'istruzione e ricerca (19,0%). Il 32,6% dei contribuenti indica tra i motivi di scelta la condivisione del pensiero che ispira l'organizzazione che sostiene, un altro 24,3% decide di destinare il 5 per mille ad associazioni che conosce direttamente o attraverso chi vi lavora e ancora un 10% dona all'associazione nella quale opera come volontario. Solo nel 24,5% dei casi è indicata come principale criterio di scelta il tipo di iniziative promosse, ed è invece minima la percentuale (solo il 3,7%) di chi dona il proprio 5 per mille a enti suggeriti da chi ha compilato la denuncia dei redditi.

Il contribuente

Innanzitutto, il cittadino che sceglie di destinare il 5 per mille è un tipo fedele, che ci crede davvero. La quasi totalità degli intervistati (88,2%) dichiara infatti di aver firmato il 5 per mille anche nella precedente dichiarazione dei redditi, e ben l'83,5% è già certo di destinarlo per l'anno venturo, mentre un altro 13,6% donerà la quota con molta probabilità (in totale, il 97,1% è piuttosto certo di donare l'anno che verrà). Non stupisce quindi che più di due intervistati su tre (66,7%) ritengano necessaria l'emanazione di una legge che stabilizzi il funzionamento del 5 per mille. Per il resto, l'identikit del contribuente generoso riserva qualche sorpresa. Dalla ricerca emergono infatti due profili molto omogenei al proprio interno: il primo costituito da "pensionati urbani a reddito mediobasso" e il secondo formato da "occupati di classe media residenti in provincia". Uno status sociale "ordinario", lo definisce l'Isfol: famiglie con figli (le coppie con figli sono in maggioranza: il 56,4%), di classe media, istruite, ma non per questo di status elevato; pensionati che vivono in città, un contesto dove è più complesso far fronte ai propri bisogni sociali.

"Sebbene, quindi, si tratti di uno strumento attivo solo da pochi anni", nota l'Isfol, "il 5 per mille è entrato a far parte delle abitudini della fascia mediana della popolazione italiana; in altre parole è un comportamento che non riguarda le élites, ma l'Italia popolare".

2 novembre 2012