Fonte www.disablog.it - Davide Mulfari ha 27 anni ed è iscritto alla Laurea specialistica in Ingegneria informatica dell'Università di Messina. E' affetto da tetraparesi spastica ed ha appena vinto il concorso internazionale di Google dedicato agli studenti con disabilità: settemila euro di borsa di studio, più la possibilità di partecipare ad un workshop a Zurigo, a stretto contatto con gli ingegneri di Google Europe e con altre menti brillanti provenienti da tutto il mondo. Un'occasione unica, che in passato ha offerto ad altri giovani la possibilità di una collocazione lavorativa internazionale, oltre alla chance di vedere realizzati i propri progetti prototipo e di stringere forti e stimolanti amicizie che attraversano i continenti.

Davide non è completamente autonomo, si sposta usando una sedia a rotelle ed ha potuto studiare grazie all'uso del computer, cui accede tramite una tastiera normale dotata di uno scudo.

Che progetto ha proposto per il concorso?

«Da qualche mese mi sto dedicando al mio progetto di tesi specialistica ed è questo che ho sottoposto all'attenzione della commissione di ingegneri e ricercatori. Consiste un sistema informatico orientato al "cloud computing", basato su macchine virtuali in grado di fornire servizi ad utenti con disabilità».

Provi a spiegarcelo in maniera semplice

«Tento di dare risposta alle esigenze di mobilità degli utenti con disabilità, quando si trovano ad utilizzare dei computer occasionalmente, come in una biblioteca o in un laboratorio o in un Internet caffè. Per vissuto personale, so che ogni volta che ho bisogno di usare un computer sono costretto ad attivare le opzioni di accessibilità e non sempre ho le autorizzazioni per farlo. Lo stesso vale per i non vedenti che usano i programmi di lettura vocale: questi devono essere sempre attivi e configurati opportunamente in tutti i computer che l'utente utilizza e non sempre possono essere installati in caso d'uso sporadico».

E quindi?

«Per superare questa barriera, l'utente con disabilità può usufruire dei servizi che l'architettura di rete da me progettata può offrirgli. Utilizzando un qualunque computer connesso in rete, via browser, l'utente con disabilità avrà accesso sempre al suo stesso computer virtuale e lo potrà utilizzare immediatamente perché lo troverà sempre personalizzato secondo le sue esigenze. In pratica al posto di una macchina fisica, che può variare, si troverà ad utilizzare sempre la sua stessa macchina virtuale».

Una bella idea, che potrebbe piacere anche a chi non ha una disabilità… «Nella stessa documentazione che ho redatto per la domanda di borsa di studio di Google, ho descritto anche il mio precedente progetto, realizzato per la tesi di laurea triennale. E' un software che permette di interagire col computer attraverso i movimenti del corpo, rilevati da un speciale sensore che si chiama accelerometro».

Che cos'è?

«L'accelerometro è uno strumento molto diffuso nell'elettronica di consumo, come i videogiochi tipo il WiiMote di Nintendo, o diversi smartphone. Può essere posizionato in modo non invasivo in varie parti del corpo (come testa, mani, piedi). Così si possono rilevare i movimenti residui, anche minimi, che una persone con disabilità motoria può compiere ed associarli ad azioni eseguite da uno strumento informatico. In pratica ho intercettato questi movimenti e li ho usati per controllare il movimento del mouse, ma lo stesso sistema si può utilizzare per pilotare anche telecamere motorizzate e bracci robotici».

Da dove ha tratto l'ispirazione?

«I miei due progetti si muovono in quella che è la filosofia di base del mio lavoro: studiare come piegare le nuove tecnologie ICT, inizialmente sviluppate per essere destinate agli scopi che il mercato di massa richiede, verso applicazioni che possano tenere in maggior conto le reali esigenze di tutti gli utenti e, in particolare, possano recare benefici tangibili agli utenti con disabilità, che di regola sono quelli di cui ci si occupa di meno».

Progetti per il futuro?

«Intraprendere un Dottorato di ricerca o lavorare presso un produttore di software».

Cosa fa la differenza tra una persona qualsiasi ed una che arriva ad eccellere in un qualsiasi campo, come ha fatto lei, nonostante un handicap?

«Non credo assolutamente di "eccellere" in nulla, anche se mi piacerebbe. Eccome, se mi piacerebbe! Però ho la tigna: sono perseverante, testardo e di fronte ad un problema mi applico con tutte le mie forze finché non ne vengo a capo. E poi mi hanno aiutato molto i miei genitori. Mio padre è un informatico e ha sempre fatto di tutto per trovare i dispositivi tecnologici che mi permettessero esprimere al meglio le mie possibilità. Per questo penso che se tanti non riescono a comunicare, non è perché non lo possano fare in assoluto, ma perché non gli viene dato lo strumento giusto. E' a loro che vorrei dedicare il mio futuro».

12 giugno 2012