atleticaErano stati esclusi dopo Sydney 2000

Fonte www.superabile.it - Il gran rientro, dopo dodici anni di divieti. Se Kevin Casali, Katrin Oberhauser e gli altri azzurri che lottano in queste settimane per qualificarsi alle Paralimpiadi di Londra 2012, riusciranno nell'intento, prenderanno parte all'edizione dei Giochi che segna il rientro degli atleti con disabilità intellettiva e relazionale dopo uno stop lungo oltre un decennio .

Gli atleti con disabilità intellettiva infatti furono - per quanto controvoglia - letteralmente cacciati dal Comitato Internazionale Paralimpico (Ipc) dopo lo scandalo avvenuto durante i Giochi di Sydney 2000: una vera e propria truffa, passata alla storia come una delle dieci frodi sportive più celebri di tutti i tempi. Accadde che dieci atleti su dodici della nazionale spagnola, vincitrice dell'oro nel basket per atleti con disabilità intellettive e relazionali, in verità non avevano affatto una disabilità. A svelare la realtà su proprio uno di loro, il giornalista Carlos Ribagorda, che sulla rivista Capital raccontò per filo e per segno tutta la storia, allargando il fronte (atleti con disabilità "fasulli" anche in altri sport) e puntando il dito contro la mancanza di regole chiare sul tema. Dietro la vicenda, anche una bella fetta di quattrini: quelli degli sponsor sempre alla ricerca di risultati, e quelli dei finanziamenti elargiti a livello internazionale alle federazioni nazionali con i migliori risultati sportivi . Lo scandalo, cui seguirono le dimissioni del presidente del Comitato paralimpico spagnolo e la restituzione della medaglia d'oro vinta nel basket, fu così enorme che il Comitato paralimpico internazionale optò per una decisione drastica: fuori tutti gli atleti con disabilità intellettiva e relazionale dalle Paralimpiadi. In attesa di studiare la situazione e fare in modo che non potessero più esserci frodi del genere.

Ora, a Londra 2012, si ricomincia. Un ritorno "soft", che prevede la presenza di tre soli sport, con appena sette gare: il lancio del peso, il salto in lungo e i 1500 metri per quanto riguarda l'atletica leggera; i 200 stile, i 100 dorso e i 100 rana nel nuoto; il torneo singolare nel tennistavolo. Tanto per non esagerare, e valutare sul campo, con tutta calma, che le cose siano davvero cambiate.

Le regole per la "classificazione" degli atleti, nel frattempo, sono diventate molto più stringenti: se dodici anni fa ai "campioni" spagnoli era bastato presentare una semplice dichiarazione attestante la disabilità, ora l'atleta con disabilità intellettiva e relazionale, per svolgere attività agonistica a livello internazionale e paralimpico deve seguire le norme stabilite dall'organismo di riferimento, l'Inas, cioè la Federazione internazionale degli sport per atleti con una disabilità intellettuale (che a sua volta è componente dell'Ipc, il Comitato paralimpico internazionale).

L'atleta viene sottoposto, da parte della sua federazione nazionale (in Italia, la Fisdir - Federazione italiana sport disabilità intellettiva relazionale), a due valutazioni: in primo luogo c'è una diagnosi della disabilità intellettiva secondo i criteri utilizzati dall'Organizzazione mondiale della sanità; in secondo luogo c'è una valutazione dell'influenza della disabilità intellettiva nella pratica della specifica disciplina sportiva: operazione più complessa perché richiede che si tenga conto dei contesti sociali e culturali in cui vivono gli atleti e attuata sempre secondo gli standard riconosciuti.

In Italia, la federazione richiede inoltre il possesso del certificato di "idoneità allo sport agonistico adattato ad atleti disabili", effettuato dai medici specialisti in Medicina dello sport autorizzati sulla base delle normative delle singole leggi regionali. Per gli atleti con sindrome di Down (categoria C21), la federazione italiana prevede la valutazione della mappa cromosomica e del certificato medico attestante la presenza o meno di instabilità atlanto-assiale, oltre alla dichiarazione delle condizioni fisiologiche dell'atleta a firma di un medico di fiducia, dell'atleta e del genitore/tutore.

27 aprile 2012