Fonte www.affaritaliani.libero.it - Una strategia affidabile per misurare il lavoro volontario. Un manuale di criteri, metodo e stimoli per valutarlo. E' quello che viene presentato al Cnel dall'Organizzazione internazionale del lavoro e Spes, Centro di servizio per il volontariato del Lazio. Il "Manuale sulla misurazione del lavoro volontario" è realizzato a fine 2011 dal dipartimento di statistica dell'ufficio internazionale del lavoro di Ginevra, e l'Istat si sta attrezzando per introdurlo in una rilevazione fissata all'inizio del 2013: l'Italia sarà così il terzo paese europeo ad includerlo nelle proprie misurazioni statistiche, dopo Polonia e Ungheria.

Ma perché misurare il lavoro volontario? Lo studio parte da un assunto di base: il lavoro volontario, spesso definito semplicemente "volontariato", è una fondamentale risorsa rinnovabile per la soluzione di problematiche sociali e ambientali in tutto il mondo. Così, l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato nel 2001 una risoluzione invitando gli Stati membri a "stabilire il valore economico del volontariato ", poiché – si legge nel Manuale - "ciò che non è contabilizzato non può essere gestito efficacemente". Grandi dimensioni e significativo valore economico. I volontari costituiscono una porzione della forza lavoro ben più significativa di quanto sia in genere riconosciuto.

I dati riportati nel Manuale e provenienti dai 37 paesi coinvolti nel Johns Hopkins Comparative Nonprofit Sector Project (Salamon et al, 2004) rivelano ad esempio che 140 milioni di persone partecipano a qualche attività di volontariato ogni anno, il che significa il 12% della popolazione adulta di questi paesi. Se tutti questi volontari costituissero la popolazione di un paese, esso sarebbe l'ottavo paese più popoloso al mondo, che si situerebbe tra il Giappone e la Russia. Questi volontari rappresentano l'equivalente di 20,8 milioni di lavoratori retribuiti a tempo pieno, un numero di molto maggiore dei lavoratori retribuiti nel settore dei servizi di pubblica utilità e di poco minore al numero di lavoratori retribuiti nell'industria dei trasporti e delle costruzioni nei 37 paesi analizzati. Anche secondo una stima prudente, i volontari apportano un contributo di 400 miliardi di dollari all'economia mondiale.

In Canada, il loro contributo al Pil è maggiore di quello sia del settore agricolo che del settore di manifattura autoveicoli. (Statistics Canada, 2006). I dati rilevati dai ricercatori della John Hopkins University hanno dimostrato che se si convertono in lavoratori equivalenti a tempo pieno, i volontari rappresentano in media il 45% della forza lavoro nel settore non profit nei 36 paesi per i quali si dispone di dati. In Svezia e Norvegia rappresentano addirittura il 76% e il 63%, "enorme risorsa rinnovabile – dice il Manuale dell'Oli - per la soluzione di problematiche sociali". Il valore del contributo in termini di tempo, cioè il lavoro volontario, è circa doppio rispetto al valore dei contributi in denaro.

SENZA IL LAVORO VOLONTARIO DIFFICILE RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI DEL MILLENNIO - Nonostante il contributo che il volontariato apporta sia ai volontari stessi che ai beneficiari della loro generosità, "pochi sforzi sono stati fatti in maniera costante per misurare l'ampiezza, la diffusione e la distribuzione di tale impegno, limitando così le strategie politiche e la comprensione generale delle dinamiche lavorative". Da qui prende le mosse il "Manuale sulla misurazione del lavoro volontario" stilato dall'Organizzazione internazionale del lavoro, presentato a Roma. E la guida Handbook on Nonprofit Institutions in the System of National Accounts della Divisione statistica delle Nazioni unite del 2003 esortava gli istituti nazionali di statistica a incorporare i dati sul volontariato nei conti satellite delle istituzioni non profit che i paesi sono esortati a presentare.

Benefici sociali e personali: i l volontariato – si legge nel documento - genera ulteriori benefici nei confronti della società e degli stessi volontari: fornire formazione in ambito lavorativo e creare vie di accesso al tradizionale mercato del lavoro; contribuire a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del millennio. Ad esempio, gli sforzi recenti volti a debellare il vaiolo e a vaccinare i bambini per la poliomelite non sarebbero stati possibili senza il contributo di milioni di volontari mobilitati a questo scopo; fornire servizi generalmente non offerti dai lavoratori retribuiti, come per esempio condividere le conoscenze e offrire modelli di riferimento di ruolo; sviluppare la solidarietà sociale, il capitale sociale, la legittimazione politica e la qualità della vita in una società; promuovere l'integrazione e l'inclusione sociale; generare soddisfazione personale, appagamento, benessere e appartenenza negli stessi volontari.

Linguaggio: il Manuale, essenzialmente un prezioso elenco di strategie, stimoli, criteri e metodi per questo tipo di valutazione, affronta anche questioni di linguaggio, capaci talvolta di sovvertire la comprensione di fenomeni. "I termini "volontariato" o "lavoro volontario" non sono usati nel modulo raccomandato – si legge nel Manuale - poiché l'esperienza ha dimostrato che essi sono intesi in maniera diversa in contesti diversi e non contribuiscono a sollecitare risposte accurate. Piuttosto, agli intervistati viene semplicemente domandato del "lavoro non retribuito e non obbligatorio che hanno svolto, ossia, tempo da essi donato in assenza di retribuzione per svolgere attività tramite un'organizzazione o direttamente per altri al di fuori della propria famiglia".

Tasso di volontariato: u n altro aspetto elaborato e proposto dall'Oil è il "tasso di volontariato" di un Paese, cioè l'ampiezza di popolazione che svolge volontariato, e si calcola dividendo il numero di volontari per la popolazione del paese. La traduzione italiana del Manuale realizzata a cura di Spes, è disponibile su http://evmp.eu/wp-content/uploads/ILO_Manual_FINAL_Italian_1.25.2012.pdf.

Ulteriori informazioni su www.evmp.eu

23 aprile 2012