parliamoPresente anche il Presidente Vendola

Fonte www.dire.it - Se crescono le disuguaglianze, diminuiscono diritti e dignita', salute e coesione sociale. Come reagire? Con questo interrogativo si e' aperto il IV Forum nazionale sulla non autosufficienza organizzato da Maggioli editore a Bari, presso Villa Romanazzi Carducci.E' Massimo Campedelli a tentare una risposta in apertura: "La crisi - esordisce Campedelli - non ha ancora intaccato la sostanza dei servizi. Le non autosufficienze pongono problemi di giustizia minima e stanno provocando dei cambiamenti, in un momento di grave crisi. Il problema - continua Campedelli - non e' solo l'aumentare delle disuguaglianze, ma il venir meno degli strumenti per fronteggiarle. Allora occorre conoscere le crisi per far fronte ad esse, occorre riappropriarsi del diritto alla ricerca nei servizi, rivendicando momenti, luoghi e spazi, recuperando la dimensione deontologica, e alleggerirsi, cioe' togliere per cercare".

E' un'analisi storica ma anche di denuncia quella fatta dal presidente della Giunta regionale pugliese Nichi Vendola: "E' come se tutto quello che e' accaduto in secoli millenari - denuncia Vendola - nella liberazione delle diversita' e la lotta allo stigma si stesse frantumando sotto i nostri occhi. Siamo oggi prigionieri di un paradigma gigantesco della paura che e' uno straordinario strumento di frantumazione dei corpi intermedi, di subordinazione sociale. Siamo il paese in cui il Fondo per la non autosufficienza e' stato azzerato senza che questo abbia suscitato un enorme sciopero generale. Siamo di fronte al rischio che muoia l'Europa di welfare e una societa' senza welfare e' una societa' sempre piu' povera perche' solo guadagnando diritti si guadagna reddito. La mia preoccupazione e' questa, che stia crepando il welfare e il suo inscindibile legame, diritti sociali e diritti di liberta'".

La preoccupazione di Vendola e' che venga meno, in un Paese in cui "il pareggio di bilancio diventa principio costituzionale, in uno Stato ragionieristico, il completamento dell'opera novecentesca di frantumazione definitiva del mondo dei normodotati. Per uscire dalla crisi, occorre - conclude Vendola - "riconoscerci tutti come portatori di fragilita'".

Le cure continuative sono un aspetto centrale della non autosuffcienza. E' uno degli aspetti affrontati all'interno del IV Forum nazionale sulla non autosufficienza di Bari.

Ma quante ne servono di cure continuative? Secondo Giuseppe Liotta, dell'Universita Tor Vergata "il bisogno di assistenza varia dal 5 al 8% della popolazione". La distribuzione delle cure continuative e' molto disomogenea, con differenze importanti e con modelli e approcci diversi.

Ma dunque, su chi ricade l'assistenza che non c'e'? Secondo Liotta su famiglia, ospedali e abbandono. Quest'ultimo e' tuttavia una situazione molto residuale, legata a situazioni di deprivazione sociale. Negli ospedali si sono ridotti notevolmente i posti letto e per questo i tassi di ospedalizzazione per gli ultra sessantacinquenni sono calati: grosse sono le differenze tra le regioni. Diversa ancora e' la situazione tra tasso di ospedalizzazione atteso e quello reale. In alcuni casi rispondono alla domanda, in altre sono piu' bassi, in altre ancora sono piu' alti con eccessi di ricoveri che comunque rispondono ad una domanda di salute per la quale non sono disponibili altre soluzioni.

Quali sono dunque le questioni aperte? Nel confronto tra Italia, Danimarca e Inghilterra, non mancano le differenze, spesso a svantaggio delle modalita' di assistenza attuate dal nostro Paese. In Danimarca il rapporto tra residenziale e domiciliare e' di 1 a 6, in Inghilterra di 1 a 4 e in Italia di 1 a 1,50. Non va meglio nel numero complessivo di ore: in Danimarca le ore di assistenza domiciliare sono 300, 600 in Inghilterra, 110 (ma si tratta di una stima) in Italia. Dunque, come sostiene Liotta "assistiamo meno persone per meno ore".

Anche le prospettive future, denunciano un sistema di welfare ancora piuttosto arretrato. Negli altri due paesi europei si sta tendendo sempre piu' a intensificare l'assistenza nei confronti di quelle persone che esprimono un bisogno maggior e, riducendo la platea, cioe' esattamente il contrario di quello che sta accadendo in Italia, in cui si sta allargando sempre piu' la platea riducendo l'intensita' delle prestazioni.

23 aprile 2012