Fonte www.ilfattoquotidiano.it - Il Governo ha emanato il DLgs n. 104/2022 (cd. Decreto Trasparenza) con cui sono state recepite le novità della direttiva UE n. 2019/1152, in materia di condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili, ma che ha esposto i lavoratori più fragili a rischio di licenziamento se nei sei mesi di prova usufruiscono di permessi e benefici della l.n. 104.

"Il vulnus - scrivono da Il Fatto Quotidiano - sta all’art. 7 del decreto, laddove si disciplina il “periodo di prova”. La norma ribadisce che la durata è di sei mesi massimo e che non potrà essere rinnovato in caso si usi il lavoratore per le stesse mansioni, e fin qui tutto bene. Il problema è il comma 3, quello che indica invece gli “eventi” per i quali il periodo si interrompe senza conseguenze per il lavoratore, facendo slittare i termini del “patto di prova”, e cita espressamente quattro circostanze: malattia, infortunio, congedo di maternità/paternità obbligatori, a fronte dei quali “il periodo di prova è prolungato in misura corrispondente alla durata dell’assenza”.

Dalla formulazione letterale non si evince, effettivamente, l'espresso riferimento ad alcuni istituti legati al riconoscimento della condizione di disabilità che riconoscono particolari benefici in ambito lavorativo che pure potrebbero spettare anche nel corso dello svolgimento della prova (dal momento che anche nel corso di tale periodo si dovrebbe instaurare un vero e proprio rapporto di lavoro con diritti e doveri annessi e connessi).

"Manca invece l’indicazione degli eventi tipici della categoria di lavoratori tutelati dalla legge 104 appunto, vale a dire le categorie protette che ricomprendono i malati gravi e i familiari che li accudiscono. - Continua l'articolo - L’effetto della dimenticanza al lato pratico è che i neoassunti che si trovassero alle prese con una terapia o quelli che debbono chiedere un congedo per assistere il padre che sta male si troveranno esposti al rischio di licenziamento, perché quei giorni di assenza non vengono scomputati dal periodo di prova che decorre lo stesso, consentendo al datore di non confermare l’assunzione."

Così com’è scritta la norma penalizza sia le persone con disabilità che le persone che li assistono”, trasecola il presidente di Anffas Roberto Speziale. “Configura addirittura una lesione della Convenzione Onu sui diritti fondamentali delle persone con disabilità, cosa che non può essere perché è legge internazionale adottata dallo Stato che non si può sottrarsi. Immediatamente faremo una nota di approfondimento e segnaleremo al ministro delle Disabilità la necessità di correggere il provvedimento”.

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