esclusione2Lavora stabilmente solo il 13% delle persone con sindrome di Down

Fonte www.superabile.it - Un quadro difficile e grave, caratterizzato da numerosi punti critici e da pochissime luci, ma sul quale si può provare a dialogare con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per individuare alcuni punti su cui convergere per rendere più semplice l'inserimento lavorativo delle persone con disabilità in generale e con sindrome di Down in particolare.

E' questo il risultato della tavola rotonda organizzata dal CoorDown a conclusione della due giorni di studio e di riflessione sulla situazione lavorativa delle persone con sindrome di Down. Il quadro di riferimento generale è quello delineato dalla Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della 68/99, che - è stato ricordato - cristallizza un "sostanziale fallimento della legge". Appena 20 mila inserimenti lavorativi (e si era ancora, anno 2009, in una situazione precedente alla crisi), con difficoltà croniche dei Centri per l'Impiego, carenze nei controlli ispettivi, oltre il 25% di posti scoperti fra chi ha l'obbligo della quota di riserva.

Situazione che vale anche nello specifico per le persone con sindrome di Down: secondo un'indagine realizzata dal CoorDown, ha un lavoro con contratto a tempo indeterminato o determinato appena il 13% delle persone Down maggiorenni. "Quella dei Centri per l'impiego - afferma Pietro Barbieri, presidente Fish, Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap cui Anffas Onlus aderisce - e del loro ruolo di mediazione lavorativa è un'idea che dobbiamo ammettere essere fallita: è necessario prenderne atto e dirci che va ripensato l'intero percorso del collocamento mirato". Barbieri sottolinea lo "smantellamento dei controlli" (nell'intero Lazio, otto controlli in un anno, stesso insignificante numero di quelli dell'intera provincia di Milano) e l'importanza di una figura normalmente assente all'interno delle aziende: il diversity (o disability) manager, che dal di dentro si occupi di facilitare il percorso di assunzione.

Un punto critico rilevato anche da Claudio Messori, ex direttore del Collocamento obbligatorio della provincia di Milano, per il quale la ricerca di "profili troppo alti" da parte delle aziende si traduce in un'ulteriore difficoltà per i "le persone con disabilità deboli", ancora meno tutelati degli altri. E per l'assunzione dei quali - propone - andrebbero valutate forme di incentivazione ulteriore da parte delle aziende. Come una riduzione consistente, almeno per il primo anno, del costo del lavoratore assunto: misure che - precisa - "andrebbero non solo avanzate e proposte, ma anche portate a compimento, con relativo impegno di fondi da parte dello Stato".

Il vicepresidente dell'associazione Direttori del personale, David Trotti, ammette la posizione scorretta delle aziende che non rispettano gli obblighi di assunzione e avanza il problema dei costi per spiegare la mancanza della figura di riferimento del diversity manager. Sottolineando al contempo l'importanza della "mappatura delle competenze": l'azienda non deve "inserire a forza" ma trovare la persona giusta, in termini di capacità e competenze, per quello specifico posto di lavoro. Un percorso che la cooperazione sociale - come sottolineato da Mario Massa del Consorzio Mestiere - può aiutare a compiere con reciproca soddisfazione generale.

Su tutti questi temi, la disponibilità piena al confronto è arrivata dal ministero del Lavoro e Politiche sociali, che con il capo della segreteria tecnica del ministro Sacconi, Lorenzo Malagola, ha ammesso la "grave" situazione esistente in materia di inserimento lavorativo delle persone con disabilità, sottolineando al contempo la necessità di cogliere il positivo, anche nell'intervento delle numerose associazioni che svolgono un ruolo di intermediazione e di facilitazione all'inserimento lavorativo. Ruolo che - come richiesto espressamente dal CoorDown - meriterebbe una forma di riconoscimento anche normativo, nell'ambito di una "ridefinizione dei ruoli fra pubblico e privato" che mantenga allo Stato il ruolo di regia e consenta a più attori di svolgere un ruolo di mediazione fra domanda e offerta. E realizzare così un "vero cambio di paradigma".

C'è dunque spazio per un confronto aperto con il ministero, anche sull'individuazione di singoli aspetti normativi: "Sappiate - assicura Malagola - che al ministero troverete sempre ascolto". Una rassicurazione raccolta con fare propositivo dal CoorDown: "I gruppi di lavoro dell'Osservatorio sulla disabilità - dice il presidente Sergio Silvestre - stanno entrando nel vivo: c'è margine per poter fare qualcosa di positivo".

8 novembre 2011