Fonte www.corriere.it - Nessuno oserebbe mettere il proprio cuore in mano a chi non è un chirurgo, il proprio gatto in mano a chi non è un veterinario, il proprio telefonino in mano a chi non ne sa di telefonini. Si può pretendere che i genitori di un ragazzo con autismo si rassegnino a mettere il proprio figlio in mano a una persona che spesso non sa nulla di autismo? Questa è la sconfitta della legge sul sostegno scolastico educativo alle persone con disabilità.
Una legge giustissima, bellissima, nobilissima, unica al mondo ma, per usare le parole sconfortate e dure di Roberto Speziale, il presidente nazionale di Anffas, «tradita da una cattiva interpretazione che ha dato sempre più la precedenza agli interessi dei docenti (che in più del 40% dei casi sono secondo noi impreparati ad affrontare nel concreto il problema) piuttosto che a bambini e ragazzi con handicap. Col risultato che il “sostegno”, purtroppo (ripeto: purtroppo), è andato alla deriva trasformandosi spesso in un postificio. La distribuzione geografica dei posti dice tutto».

Il dossier di Tuttoscuola anticipato giovedì sul Corriere, dossier che spiega come il 59% degli alunni con disabilità (sei su dieci) si ritroverà al ritorno in classe con nuovi docenti di sostegno mai visti prima e coi quali dovrà ricominciare sovente per l’ennesima volta un percorso difficilissimo di reciproca comprensione e fiducia, contiene una tabella indicativa. Dice che la ripartizione dei maestri e dei professori addetti a supportare gli studenti in grave difficoltà (l’1,4% con handicap visivi, il 2,3% uditivi e il 96,4% psicofisici, secondo il Miur) non è affatto proporzionale al numero di quelli con disabilità. Dati alla mano, ad esempio, ci sono 300 insegnanti in meno rispetto ai «posti spettanti» in Umbria, 1086 in Toscana, 1347 in Emilia-Romagna, 2792 in Lombardia. Per contro, ce ne sono 785 in più in Sicilia, 1020 nel Lazio, 1350 in Puglia e 1889 in Campania.

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