Fonte www.picenonews24.it - "Ritengo sia sempre una buona cosa non dimenticare gli ultimi, i più deboli". Proviamo a raccontare una delle storiche realtà del capoluogo che ha a cuore la salute psico-fisica delle persone affette da disabilità. Il portale ha raggiunto telefonicamente la Dott.essa D’Angelo, presidente di Anffas Ascoli. Ha spiegato come l'Associazione sta vivendo questo periodo (anche nell’ottica di una ripresa delle attività) e come stanno mantenendo i contatti coi 14 ragazzi.

“In questo momento è importante far capire loro che non sono soli. Alcuni – i più capaci di farlo – ci hanno anche telefonato. Ieri sera ne ho ricevuta una, ad esempio. La maggior parte è consapevole del momento. Sanno che devono pazientare a casa. Gli operatori si stanno dando da fare via social, provando ad organizzare dei giochini per i ragazzi. Questo ci permette di mantenere un contatto quotidiano.

Quando riapriremo tutto sarà molto difficile. Vivere con loro non è semplice, mantenere le distanze lo sarà altrettanto. Noi abbiamo tante situazioni – gli utenti del centro vanno dai 25 ai 65 anni, ndr – che non ci permettono (come coloro che sono sulla sedia a rotelle) di tenere la distanza di sicurezza.
Stiamo acquistando tutti i dispositivi necessari per lavorare in sicurezza. A breve dovremo contattare una ditta per sanificare tutti gli ambienti.

Noi viviamo ed esistiamo attraverso il contributo regionale (70%) e quello delle famiglie (30%). Tutte queste spese (necessarie) ci mettono alcune preoccupazioni a livello economico. Non navighiamo nell’oro.
Non sappiamo neanche come si regolerà l’Asur. Durante questa emergenza non ci sono state presenze. Ci rimborseranno con un vuoto per pieno? Non ci rimborseranno?

Ciò che è importante è che questo disagio i ragazzi non lo vivono. Li teniamo allegri. Anche le famiglie sanno che riapriremo senza azzardare nulla.

Tutte le cose che loro avevano preparato sono ferme, naturalmente. Il laboratorio di ceramica era attivissimo. Avevamo un progetto (“Ci vuole un fiore”) aperto tramite l’aiuto della Fondazione – Carisap, ndr -.
Molti di loro stanno sentendo la mancanza del lavoro nell’orto. Con queste belle giornate si spostavano nella serra che abbiamo a Monticelli. Fino al sopraggiungere dell’emergenza sanitaria andavamo a prenderli a casa, facendo due turni. Ora come faremo? Per mantenere le distanze di sicurezza nel mezzo di trasporto quanti turni dovremo fare? Provando un attimo ad immaginare lo scenario rischiamo che quando li avremo portati tutti la giornata sarà finita… Insomma, sono tante le situazioni da valutare.
Teoricamente si possono fare tante attività, nella pratica molte situazioni diventeranno difficili da attuare.

Ora sto pensando al lavoro al tornio. Anche lì, come faranno a lavorare senza che l’operatore sia lì a guidare le loro mani? La lavorazione della ceramica ha bisogno di una contatto molto stretto.
Noi non abbiamo a che fare con persone autonome, molto dipenderà dagli strumenti che ci metteranno a disposizione.

Mi auguro di riuscire a fare una tavola rotonda con l’Asur per gettare la basi di un protocollo. Il desiderio è quello di provare a salvare le attività. Non ci siamo solamente noi con queste criticità, ci sono molti altri centri diurni interessati.
Nel quotidiano ci stiamo solamente preparando, in vista di una possibile ripresa, per essere pronti a fornire un servizio essenziale.

Capiremo anche se le famiglie sono ancora disposte a far tornare i ragazzi nel centro nel momento in cui potremo riprendere le attività.

Tra le situazioni critiche c’è anche la somministrazione degli alimenti. Noi non abbiamo degli spazi che possano permettere di farli mangiare alla dovuta distanza. Abbiamo una stanza con quattro tavoli molti vicini, adibiti per far mangiare quattordici persone. Non stiamo parlando di una sala di un ristorante. Era tutto calibrato alla situazione preesistente. Sembrano tutte cose piccole, ma piccole non sono.”