Fonte www.vita.it - L'Ufficio per i diritti civili del Department of Health and Human Services degli Stati Uniti ha emesso un bollettino molto duro e in controtendenza rispetto a quanto dichiarato da molti governatori e diffuso sulla stampa.

Il documento si rivolge a tutti i medici, chiedendo di non discriminare sulla base di disabilità, razza, età o altri fattori se il triage diventa necessario durante la pandemia di coronavirus.

«L'HHS si impegna a non lasciare nessuno indietro durante un'emergenza» spiega il direttore dell'ufficio Roger Severino.

Inoltre, tutte le «persone con disabilità, con limitate conoscenze della lingua inglese o che necessitano di un alloggio religioso non dovrebbero essere messe al capolinea dei servizi sanitari durante le emergenze». Questo perché le leggi statunitensi sui diritti civili «proteggono l'uguale dignità di ogni vita umana da uno spietato utilitarismo».

Mentre gli Stati lottano per far fronte al crescente numero di ospedali, i gruppi che tutelano i diritti delle persone con disabilità hanno espresso la loro preoccupazione che alle persone con disabilità stesse possa essere negato il trattamento. Secondo il New York Times, infatti, alcuni piani statali d'emergenza darebbero istruzioni agli ospedali di «non offrire ventilatori meccanici a persone al di sopra di una certa età o con particolari condizioni di salute».

Nel piano dell'Alabama, ad esempio, le persone con "ritardo mentale grave" e "demenza da moderata a grave" dovrebbero essere considerate «candidati improbabili per il supporto del ventilatore» durante un periodo di razionamento.

Anche da Washington, d'altronde, si raccomanda che i team di triage prendano in considerazione il trasferimento di pazienti ospedalieri con «perdita di riserve di energia, capacità fisica, cognizione e salute generale» a cure ambulatoriali o palliative.

Ma l'Ufficio per i diritti civili (qui il documento aggiornato al 3 aprile) suggerisce che tali piani potrebbero essere messi in discussione.

In questo periodo di emergenza, si legge nel documento, «il lodevole obiettivo di fornire cure in modo rapido ed efficiente deve essere guidato dai principi fondamentali di equità, uguaglianza e compassione che animano le nostre leggi sui diritti civili. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda il trattamento delle persone con disabilità durante le emergenze mediche, poiché esse possiedono la stessa dignità e lo stesso valore di tutti gli altri. [...] alle persone con disabilità non dovrebbe essere negata l'assistenza medica sulla base di stereotipi, valutazioni della qualità della vita, o giudizi sul "valore" relativo di una persona in base alla presenza o meno di disabilità o all'età. Le decisioni delle entità coperte che riguardano il fatto che un individuo sia un candidato alle cure dovrebbero essere basate su una valutazione individualizzata del paziente sulla base delle migliori prove mediche oggettive disponibili».

Il New York Times sottolinea che una rigorosa applicazione dei criteri potrebbe uccidere persone che altrimenti potrebbero sopravvivere. Ad esempio, i piani di triage spesso stabiliscono che le persone dovrebbero essere allontanate dai ventilatori se non sembrano migliorare. 

In alcuni stati, tra cui New York, le persone che hanno avuto bisogno di ventilatori a lungo termine, come quelli che hanno alcune lesioni del midollo spinale, potrebbero essere soggette a un riassegnamento dei loro ventilatori secondo il protocollo, se fossero ricoverati in ospedale durante la crisi.

Se il triage deve essere applicato, ha spiegato ancora Severino, deve essere conforme alle leggi sui diritti civili. «In definitiva la questione dell'allocazione delle risorse non è scientifica o medica, ma è una questione morale e legale».