Fonte www.medium.com, articolo del Presidente IESCUM (Istituto Europeo per lo Studio del Comportamento Umano), Prof. Paolo Moderato 

Per parlare bisogna conoscere, e per conoscere bisogna studiare, attività faticosa e quindi impopolare. Per ciò, cerco di venire incontro ai destinatari del pezzo con una spiegazione più semplice possibile. Per capire perché non esiste, e per ora non può esistere, un albo degli analisti del comportamento bisogna fare un breve viaggio nel passato.

1971. Nascono i primi due corsi di laurea in Psicologia. Nascono nelle Facoltà di Magistero di Padova e Roma, facoltà destinate alla formazione di coloro che uscivano dall’Istituto magistrale (quadriennale) e non volevano limitarsi a fare le/i maestre/i. Erano le facoltà in cui era presente il maggior numero di materia psicologiche e pedagogiche, erano anche le facoltà più deboli del sistema accademico di allora.
Prima del 1971 la formazione degli psicologi avveniva tramite diversi canali, il principale era costituito da 6 scuole di specializzazione post lauream — a numero chiuso, in media 15 posti l’anno — a cui potevano accedere sia medici, sia laureati in facoltà come filosofia e pedagogia, all’interno delle quali vi erano “indirizzi” psicologici, cioè curricula con un congruo numero di materie psicologiche.

1971–1986: per 15 anni la laurea in Psicologia rimane monopolio delle Università di Padova e Roma, cui afferivano gli studenti da ogni parte d’Italia. Fin dall’inizio la laurea in psicologia si dimostra una cash cow, (e il fenomeno continua senza flessione fino a ora). Per molti anni ogni corso di laurea ha avuto 1800 matricole all’anno, fino ad arrivare a 12.000 iscritti. Un numero così elevato di studenti richiedeva fino a 6 sdoppiamenti per le materie fondamentali del primo biennio.

1986. avviene la riforma del corso di laurea psicologia che passa da quattro a cinque anni: un biennio di base, simile a quelli di ingegneria e medicina, un triennio indirizzo. Inoltre, si apre il terzo corso di laurea in psicologia a Palermo (di cui chi scrive stato per due mandati presidente).

1989. Il Parlamento approva la Legge 86 che disciplina la professione di psicologo istituendone l’ordine e l’albo. Dopo un percorso parlamentare lungo e accidentato, Adriano Ossicini, medico e psicologo, senatore cattolico eletto fra gli indipendenti di sinistra, riesce a portare a compimento la legge. Nell’anno appena passato si è celebrato il 30º anniversario di questa legge che definisce che cosa fa lo psicologo e quali sono le sue mansioni, tra cui ricordiamo diagnosi e valutazione psicologiche, riabilitazione e abilitazione. Significa che questi compiti possono essere svolti solo da psicologi e non da altri professionisti.

Nel frattempo, Il 23 dicembre 1978 nasceva il Servizio Sanitario Nazionale che elimina le varie mutue e istituisce un sistema universale e illimitato di cure. La legge, la 833, che fu il successo storico del primo Ministro della Salute donna, Tina Anselmi si basa sui principi fondanti di universalità, uguaglianza, gratuità, globalità dei servizi offerti, solidarietà, democraticità, controllo pubblico e unicità.[La riforma del servizio sanitario nazionale prevede la presenza degli psicologi in molti servizi sanitari.

Anni 90. Si aprono progressivamente altri corsi di laurea in psicologia: Bologna Torino Milano Cattolica e via via tutti gli altri. Sempre negli anni 90 viene approvato un nuovo corso di laurea, Scienze Cognitive, che nell’intenzione di alcuni doveva diventare un canale di accesso, alternativo e collaterale al corso di laurea in psicologia, alla professione di psicologo. L’idea, più o meno esplicita, di alcuni era di renderlo equipollente al corso di laurea in psicologia, offrendo cioè ai laureati in Scienze Cognitive la possibilità di “fare le cose degli psicologi” (ad esempio assessment, riabilitazione ecc.) e di accedere alle scuole di Specializzazione post lauream in Psicoterapia e Psicologia Clinica. Non fu così: il corso di laurea in scienze cognitive non poteva dare l’accesso alla professione di psicologo e rimase quindi un corso di teoria cognitiva.

2017. La psicologia entra nelle professioni sanitarie, assieme ai medici e a 22 professionisti come infermieri, logopedisti, fisioterapisti, tecnici della riabilitazione, della psicomotricità ecc. Tutte queste professioni sono organizzate in un ordine professionale

Negli Stati Uniti, in Florida, alla fine degli anni 80, era stato istituito un ente certificatore delle competenze di coloro che si definivano analisti del comportamento, ente che poi nel 2002 divenne operativo su tutto il territorio statunitense: il Behavior Analist Certification Board (BACB).
La necessità di certificare le competenze derivava da due fattori: innanzitutto negli Stati Uniti la laurea non ha valore legale, come in Italia; in secondo luogo, la sanità è prevalentemente gestita da assicurazioni private, le quali hanno la necessità di verificare le reali competenze di coloro che erogano servizi, in questo caso di analisi comportamentale applicata, prima di rimborsare gli assicurati.
È facile capire come i due fattori siano strettamente collegati, e come questa situazione sia profondamente diversa da quella italiana ed europea. In Italia la laurea ha valore legale: ciò significa che il titolo di studio rilasciato da un’università italiana riconosciuta certifica la competenza professionale, e permette di accedere ai concorsi pubblici, ad esempio in sanità.

Le certificazioni rilasciate da associazioni e società private in Italia non hanno alcun valore legale. Ciò vale sia per la psicoterapia (v. articolo Mancini e Moderato 2019 su Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale) sia per l’analisi comportamentale applicata: la certificazione BCBA non ha alcun valore legale nella Repubblica Italiana (e non è riconosciuta in UE).
I titoli di studio in Italia sono laurea (triennale e magistrale) dottorato, specializzazione. Non lo sono i diplomi di master, indipendentemente da chi li rilascia: che sia un’università, italiana o straniera, o un ente privato, come una società o un’associazione, non fa differenza dal punto di vista del valore formale. Il valore del master sta nella qualità professionalizzante dei contenuti trasmessi, non nel “pezzo di carta”.
Uno dei più noti in Italia è il Master MBA, erogato SDA Bocconi, un master non universitario. Il suo valore dipende dal riconoscimento e dall’apprezzamento che si è conquistato nella comunità manageriale ed economica. Un altro esempio molto noto è il master in Relazioni pubbliche d’impresa, erogato da Scuola di Comunicazione IULM. Si tratta di un master executive, cioè destinato a professionisti con esperienza di gestione che intendono aggiornare le loro competenze in base alle esigenze del mercato e ai cambiamenti in atto nel mondo della comunicazione.
Per i Master in analisi comportamentale applicata valgono le stesse osservazioni riportate sopra: il loro valore consiste nella qualità dei contenuti professionalizzanti, e nella qualità dei docenti. Possono essere valutati come competenze aggiuntive nel curriculum ma non possono essere considerati titoli di accesso a nessuna professione, men che meno alle professioni sanitarie.
I master conseguiti all’estero, compresi, o meglio soprattutto, quelli FAD, non valgono per accesso a concorsi pubblici et similia. La quantità di ore didattiche di questi corsi di master ABA oscilla tra 270 e 330 ore di aula, che corrispondono a cinque-sette corsi universitari di laurea magistrale, cioè a circa 30–42 crediti universitari. Ricordiamo che per una laurea magistrale occorrono 120 crediti.

IESCUM, fondato nel 2004, è stato il primo istituto a collaborare con il BACB per qualificare il profilo della propria formazione adottando standard internazionali, nel 2007, ed è stato anche il primo ad abbandonare la collaborazione, dieci anni dopo. La speranza iniziale era che si potesse creare un sistema di qualità per la formazione di professionisti in analisi del comportamento, che ricalcasse il modello americano ma consentisse gli adattamenti necessari al sistema italiano. Gli adattamenti riguardano 3 domini:
la formazione superiore: l’organizzazione dell’università in Italia è molto diversa da quella statunitense, i titoli di studio sono diversi e non sono reciprocamente riconosciuti;
il sistema assistenziale italiano (ed europeo): in UE c’è un sistema di welfare pubblico che non ha corrispettivi in USA, dove prevalgono le assicurazioni private. Alle professioni del sistema sanitario si accede tramite concorsi pubblici, con titoli di accesso riconosciuti dallo Stato.
Il sistema legale di governance: le associazioni italiane devono avere una sede nel nostro paese, votare democraticamente le cariche ed assumere deliberazioni in modo democratico. Gli ordini professionali funzionano in questo modo, non il BACB, (come si evince dalla comunicazione del 30/12 u.s.), che rimane una società per azioni, deducibile fin dal nome “The Behavior Analyst Certification Board, Inc.® (BACB®)”, pur se di tipo non profit.

Nonostante gli sforzi ripetuti di molti di noi non è stato possibile far capire al Board, nato e cresciuto in una prospettiva USA-centrica, la necessità di questi adeguamenti al contesto italiano.

IESCUM, di concerto con Istituto Walden, ha percorso anche un’altra strada per definire un’identità professionale specifica agli analisti del comportamento, grazie alla legge 4/2013 che disciplina le associazioni delle professioni senza un albo o un ordine di riferimento. Si tratta di una norma che riconosce per la prima volta tutte le nuove professioni nate negli ultimi anni, come quella di analista del comportamento nel campo della riabilitazione. È un percorso lungo e complicato, perché molte competenze degli analisti del comportamento vanno a sovrapporsi a quelle degli psicologi, definite dalla L. 86/89, quindi chiamano in causa sia l’Ordine degli psicologi, sia il Ministero della Salute, oltre quello dello Sviluppo Economico. Al momento, quindi, il titolo di studio per accedere a un concorso di psicologo bandito per un servizio di NPIA è la laurea in Psicologia e la Specializzazione in Psicoterapia. Master e certificazioni varie non possono valere come titolo di accesso/esclusione, pena ricorsi e invalidazione.

Il BACB ha molti problemi. Alcuni li abbiamo appena visti sopra, e sono stati affrontati nel corso del Summit su Autismo e Higher Education, svoltosi a Stoccolma nel gennaio 2018, cui hanno partecipato i più rappresentativi studiosi europei, alcuni esponenti statunitensi di rilievo e il CEO del Board. Il resoconto di quanto discusso è in corso di pubblicazione su un numero speciale dell’EJOBA, cui rimandiamo.

Altri problemi sono stati discussi nel corso del convegno “La scienza del comportamento in Italia per costruire un presente di valore” svoltosi a Roma nel novembre 2019, all’Ateneo Salesiano, cui hanno partecipato le due principali associazioni italiane nel campo della disabilità, ANFFAS e ANGSA, gli attori della formazione comportamentale di qualità in Italia, e le due società che raggruppano gli analisti del comportamento: SIACSA e AssoTABA.

Altri problemi sono stati evidenziati dalla comunicazione mandata dal BACB nelle ultime ore. Non è stato sufficiente scorporare la certificazione delle competenze delle persone dall’approvazione dei corsi (VCS), precedentemente gestita anch’essa dal BACB e passata, dal 1 gennaio 2019 ad ABA International.

Questo è stato un passo certamente importante, nella direzione di una più reale internazionalizzazione della formazione, ma su cui è necessario ancora impegnarci. IESCUM- ABA of Italy, il primo chapter italiano di ABA International, continuerà a proporre programmi di formazione di eccellenza (VCS), in collaborazione con ABA International.
Il BACB ha preso finalmente atto delle difficoltà crescenti e dei problemi di allineamento tra i diversi paesi da tempo segnalati al Board. L’augurio e la speranza è che in futuro sia realmente e flessibilmente collaborativo nel sostegno alle realtà già sviluppate e consolidate in vari paesi.

Un nuovo corso di laurea per un nuovo albo?

Tra le proposte fantasiose che sono state da più parti formulate vi è quella richiedere la costituzione di un nuovo corso di laurea che dia l’accesso a un nuovo albo. Ricordo ai non addetti che l’approvazione di un nuovo ordine professionale e del relativo albo è materia di legge che deve essere approvata dal parlamento, e abbiamo visto quanti anni ci sono voluti per quello degli psicologi.

Si parla di un corso di laurea in Scienze del comportamento, che dovrebbe formare una nuova figura professionale di analista del comportamento. Senza entrare nei tecnicismi dei passaggi istituzionali necessari per l’istituzione di una nuova classe di laurea (CUN, Ministero, Parlamento), e delle difficoltà politiche connesse, si riproporrebbe il problema visto nelle pagine precedenti per Scienze Cognitive: ammesso che fosse approvata, sarebbe una laurea in “Teoria del comportamento”, limitata e senza la parte tecnica applicativa, e quindi senza albo e ordine professionale.

Se viceversa fosse un percorso con la parte tecnica esplicitata ricadrebbe entro certi criteri dentro la classe L24 CLASSE DELLE LAUREE IN SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE o, se si pensasse a una laurea specialistica, nella LM51, e dovrebbe seguire le regole di queste classi per quanto riguarda gli insegnamenti. Se fosse allocata nelle discipline pedagogico educative ancora peggio, dato che queste non sono collegate con le professioni sanitarie.

Last but not least: i docenti. Si potrebbe pensare a disegnare un curriculum specialistico all’interno di L24. Per aprire un corso di laurea ci vuole un numero minimo di professori di ruolo (9 per la triennale e 6 per la specialistica). Professori di ruolo significa vincitori di concorso, non professionisti cui viene affidato un insegnamento con contratto di diritto privato. Può piacere a meno, ma questa è la regola italiana. Al momento sul territorio nazionale i professori di ruolo che possiedono requisiti riconosciuti dalla comunità scientifica come analisti del comportamento sono 4, così distribuiti: uno a IULM Milano, due a Università di Messina, uno a Enna Kore. Dei quattro, due vanno fuori ruolo il 1 novembre 2020.

Stante quanto comunicato dal BACB, è ragionevole aspettarsi un periodo di disorientamento e confusione tra chi, per mancanza di visione, si trova impreparato a questa nuova situazione. Chi invece, come IESCUM, da tempo lavora consapevolmente nella direzione qui descritta non si trova impreparato. SIACSA e AssoTABA, nella nuova forma confederata ABA-ITALIA sono una realtà, con centinaia di soci, e sono pronte a una nuova collaborazione, su basi paritarie e democratiche, con le proposte che verranno dalla nuova politica del BACB.


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