Fonte www.disabili.com - Esiste una correlazione tra disabilità e rischio di povertà: non è solo una percezione, ma un dato confermato dai numeri. In Italia la FISH denunciava solo pochi mesi fa l’occasione persa dell’annuale rilevamento ISTAT utile a fotografare l’Italia, sui dati relativi alla povertà del nostro Paese non ha registrato dati specifici relativi alla disabilità.  Ad arrivarci sono però i dati europei, che danno conto di una situazione tutt’altro che rosea, a conferma che la correlazione c’è, ed è anche molto forte.

LA CORRELAZIONE TRA POVERTÀ E DISABILITÀ - Secondo i dati rilevati dall’EUROSTAT (l’ente europeo di statistica) nel 2018, circa il 28,7% della popolazione dell'UE con disabilità (di età pari o superiore a 16 anni) era a rischio di povertà o esclusione sociale, rispetto al 19,2% di quelli senza limitazioni. La voce, abbreviata con l’acronimo di AROPE (At Risck Of Poverty Or Social Exclusion), così scomposta, dà questi numeri:

- Rischio di povertà: 20,9% persone con disabilità VS 15% persone senza disabilità
-Tasso di deprivazione materiale grave: 9,4% persone con disabilità VS 5% persone senza disabilità
-Percentuale di persone con meno di 60 anni che vivono in NUCLEI familiari con bassa intensità di lavoro: 22,5% persone con disabilità VS 7,1% persone senza disabilità

DATI IN ITALIA
Rispetto alla media generale, vediamo i dati italiani:
Rischio di povertà o esclusione sociale: 30% persone con disabilità VS 25,5% persone senza disabilità
- Rischio di povertà: 20% persone con disabilità VS 19% persone senza disabilità
- Tasso di deprivazione materiale grave: 11,6% persone con disabilità VS 7,5% persone senza disabilità
- Percentuale di persone con meno di 60 anni che vivono in nuceli familiari con bassa intensità di lavoro: 22,1% persone con disabilità VS 10,8% persone senza disabilità

DATI NEGLI ALTRI PAESI - Il report registra naturalmente delle differenze anche significative tra i vari aPaesi dell’UE, ma quello che sembra rimanere come costante è comunque la correlazione tra povertà e disabilità, che in ogni paese rimane, registrando ovunque una percentuale maggioire di rischio di povertà, quando siamo in presenza di disabilità. Rispetto all’indicatore generale del rischio di povertà ed esclusione sociale in presenza di limitazioni funzionali, abbiamo visto che l’Italia si attesta su un 30%. Il Paese col più alto rischio è risultata la Bulgaria, con il 49,4% (rispetto al 29,9 della popolazione senza disabilità), a poca distanza da Lituania (43,0% rispetto al 22,5% dei cittadini senza disabilità) e da Lettonia (al 43,6% rispetto al 21,2% dei suoi cittadini non disabili). Il dato migliore è della Slovacchia, con il 18,4% (rispetto al 13,5% deinon disabili), mentre la Francia si attesta sul 21% (contro il 14,3% dei non disabili), e l’Austria al 21,7% contro il 14,1%.

CORRELAZIONE TRA POVERTÀ, OCCUPAZIONE E DISABILITÀ – Un altro dato interessante è quello relativo al rischio di povertà è anche in presenza di occupazione, in relazione alla condizione o meno di disabilità. Eurostat rileva che, indipendentemente dal fatto che esista o meno una limitazione, avere un lavoro riduce il rischio di povertà. Nel 2018, l'11,0% della popolazione occupata di età pari o superiore a 18 anni nell'UE-28 era a rischio di povertà, mentre la percentuale era del 16,3% per tutte le persone della stessa fascia d'età (non occupata). Tuttavia, l'occupazione non fa scomparire il rischio di povertà. La povertà sul lavoro, ovvero la povertà tra la popolazione occupata, è un indicatore chiave dell'integrazione nel mercato del lavoro delle persone che hanno una limitazione. Nell'UE-28, l'11,0% delle persone occupate con una limitazione dell'attività era a rischio di povertà. I valori più alti sono stati osservati in Grecia (16,4%), Romania (20,4%) e Lussemburgo (20,5%), e i più bassi in Repubblica Ceca (5,3%), Danimarca (4,8%) e Finlandia (3,5%). In Italia il dato non si discosta di molto.

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