foto di un gruppo di personeL'Emilia Romagna con l'avvio di 16 progetti è portabandiera del welfare per il futuro

Tratto da: www.superabile.it - Nella ricerca "Un altro welfare" la regione presenta 16 buone pratiche che hanno già messo in atto una rete fra pubblico, privato e terzo settore che potrebbe fare da modello per i servizi sociali dei prossimi anni. Fra i casi presentati, anche il centro diurno per malati di Alzheimer di Casalecchio di Reno

Come sarà il welfare del futuro? L'Emilia-Romagna prova a indicare la via guardando alle buone pratiche già presenti in regione: 16 progetti che hanno già messo in atto una rete fra pubblico, privato e terzo settore che potrebbe fare da modello per il welfare che verrà. Si chiama non a caso "Un altro welfare" la ricerca condotta dalla regione insieme ad Aiccon (Associazione italiana per la cultura della cooperazione e del non profit) che nel corso del 2010 ha passato in rassegna 55 progetti presenti in regione, fra cui sono state individuate 16 buone pratiche. L'indagine è stata fra gli argomenti di discussione al convegno "Tradizione vs innovazione" organizzato oggi dal Centro servizi per il volontariato della provincia di Bologna Volabo.

Si tratta di progetti che riescono a realizzare il modello del pluralismo societario teorizzato dallo studio del welfare svedese Victor Pestoff, ovvero un sistema in cui i soggetti non profit acquisiscono un ruolo più importante come alternativa al pubblico o al privato profit. Secondo Pestoff, in un futuro che vedrà la spesa pubblica arretrare sempre di più, il pluralismo societario è l'unica alternativa a un modello di welfare basato sulla privatizzazione estrema (in cui in pratica il privato profit sostituisce lo Stato, mentre al terzo settore rimane un ruolo solo complementare). "L'Emilia-Romagna - spiega Cinzia Ioppi, funzionario dell'assessorato regionale alle Politiche socialie e membro del gruppo di lavoro della ricerca - vanta già progetti che si sono indirizzati sulla prima strada, e che potrebbero rappresentare un modello per il welfare futuro".

Fra i casi presentati nella ricerca c'è ad esempio il progetto "Caffè San Biagio", che a Casalecchio di Reno (Bologna) offre un centro diurno per i malati di Alzheimer. Nato nel 2004 per iniziativa della cooperativa sociale Cadiai, nel tempo il progetto si è allargato al counseling per i familiari, è stato "adottato" dall'Asl di Casalecchio e si è allargato anche algi altri comuni della zona. Sul versante carcere, da segnalare l'esperienza di "Raee in carcere" (un'attività di riciclo dei rifiuti mirata all'inclusione sociale dei detenuti) che oggi conta più di 30 partner fra istituzioni, aziende, associazioni e cooperative e opera su tre province (Bologna, Ferrara e Forlì).

Le buone pratiche individuate dalla regione hanno tutte in comune la capacità di creare una rete di partner aticolata, che va dal mondo del terzo settore alle istituzioni fino al mondo profit. Progetti che ampliano i soggetti coinvolti, il numero dei volontari e la qualità della partecipazione, e che si estendono anche ai territori limitrofi a quelli iniziali. Riescono in altre parole a innescare un circolo virtuoso (che nella ricerca si chiama meccanismo generativo) che permette loro di durare nel tempo e di rinnovarsi. L'indagine sarà presentata mercoledì 8 giugno nel seminario "Un altro welfare", in programma a Bologna in viale Silvagni 6. Il testo della ricerca è disponibile sul sito della regione Emilia-Romagna.

9 giugno 2011