Fonte www.invisibili.corriere.it - Siblings. Qualcosa di più che essere fratelli. Una relazione già di per sé delicata e complessa, non scontata, che viaggia sull’onda di mille sfumature affettive ed emotive. Che si gonfiano, tra increspature e tsunami, quando si mette in mezzo la disabilità, con il suo alternarsi di momenti di precaria normalità e nuove sfide da raccogliere. Sfide che all’inizio possono fare paura, ma nel tempo sanno svelarsi come avventure e opportunità.

Da quella paura e da questo svelamento nasce “Mio fratello rincorre i dinosauri”, il libro autobiografico scritto a diciannove anni da Giacomo Mazzariol per raccontare la storia sua e di suo fratello Giovanni “che ha un cromosoma in più”. Un libro (Einaudi Stile Libero) che è diventato un film (prodotto da Paco Cinematografica, Neo Art Producciones, Rai Cinema), opera prima di Stefano Cipani presentata in anteprima a Venezia fuori concorso alle Giornate degli Autori e già nelle sale, con Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese nel ruolo dei genitori di Jack e Giò, interpretati con verità disarmante da Francesco Gheghi e Lorenzo Sisto. Disarmante perché questi due ragazzi, come la storia della famiglia – vera – che mettono in scena, ti spogliano di ogni barriera, di ogni filtro, di ogni armatura. E ti portano in un mondo con il quale riesci ad entrare così profondamente in contatto da sentirti parte a tua volta di quella storia, di quel luogo che si chiama “casa”. Non solo come dimora, ma come condizione esistenziale che ti abbraccia e ti accoglie, anche se puoi metterci del tempo per capirlo.

Essere un sibling, ovvero fratello o sorella di una persona con disabilità, non è semplice. Il cinema raramente se ne è occupato, ma adesso Giacomo/Jack lo racconta con generosa sincerità. Non deve essere stato facile condividere ad alta voce la delusione di bambino, quando ha scoperto che no, suo fratello Giò non era un supereroe come gli avevano fatto credere al suo arrivo. Né confessare di aver mentito – un po’ per amore, un po’ per vergogna di adolescente – dicendo ai compagni che il fratellino era morto. Eppure Giacomo lo ha fatto, spinto dalla gioia immensa di avere Giovanni per fratello, scoperta giorno dopo giorno, errore dopo errore, viaggiando ad una velocità che è insieme accelerazione e frenata, riso e pianto, vergogna e spudoratezza, divertimento e commozione. Una velocità che il film di Cipani ricalca, rispetta e restituisce, con la volontà di «mantenere la leggerezza del libro» come ha spiegato il regista al termine della proiezione veneziana, invasa da palloncini verdi a forma di dinosauro. «La cosa più importante per me era che Giacomo fosse contento di quello che stavamo facendo, per questo l’ho voluto sul set con tutta la sua generosità». Del resto, ha raccontato Giacomo, coautore della sceneggiatura insieme a Fabio Bonifacci, «il libro è nato dalla nostra vita e la mia famiglia mi ha dato una grande libertà nel raccontarla, fino ad arrivare al film, che è comunque diverso. Quando ho deciso di scrivere il libro mi sono detto: se io sono stato così bene per diciannove anni, perché non devo dirlo al mondo? Questa è una storia che va oltre la nostra vita, si espande e va ad aprire i cuori, spero».

Per leggere l'intero articolo sul blog "Invisibili" del "Corriere della Sera", clicca qui.